magia

Il termine è di origine greca (mageía) e significava “incanto”. In età rinascimentale venne operata la distinzione tra magia “naturale”, con cui si intendevano le pratiche dirette a dominare e utilizzare le forze naturali, e la magia “cerimoniale”, diffusa negli strati popolari, caratterizzata da pratiche indirizzate a coltivare la credenza nella possibilità di manipolare e sfruttare, mediante il ricorso a forze soprannaturali e non percepibili con mezzi razionali, il mondo naturale e spirituale. Altra distinzione è tra magia “nera”, percepita come negativa e distruttiva, e magia “bianca”, dagli intenti ed effetti positivi. Il fondamento della magia è l’animismo e i suoi strumenti essenziali sono gli incantesimi, gli esorcismi, il ricorso a filtri dai poteri eccezionali, i talismani. Nell’ebraismo antico era anche netta la distinzione tra i segni eccezionali della potenza di Dio e i falsi segni offerti dai sacerdoti dei culti sacrileghi, dai magi, dagli astrologi e dai divinatori. Un grande sviluppo ebbero nella civiltà assiro-babilonese le pratiche magiche e gli esorcismi, rivolti a contrastare gli influssi maligni, spesso provocati dalla cattiva condotta, sulla salute spirituale e fisica. Nel mondo romano in epoca repubblicana la magia e l’occultismo, che conobbero una notevole diffusione, venivano sorvegliati e combattuti; mentre in periodo imperiale si diffusero, trovando ampia tolleranza, le attività di taumaturghi, asceti, astrologi provenienti dall’Oriente. Il cristianesimo mostrò una forte affinità con l’atteggiamento proprio dell’ebraismo. La magia venne condannata alla luce della concezione secondo cui l’uscita dal mondo naturale poteva essere solo opera dell’unico Dio o dei santi da lui investiti di un potere eccezionale. Una ripresa della magia “naturale”, in cui un ruolo centrale giocò l’alchimia, si ebbe in periodo rinascimentale in Europa, quando studiosi naturalisti come Pico della Mirandola, Paracelso, Fracastoro, Cardano, Simon Dee e altri diffusero lo studio delle scienze occulte rivolte a sfruttare le proprietà nascoste della natura e la forza soprannaturale di certi spiriti, con un atteggiamento che tendeva a svincolare la magia dal carattere diabolico e ad ancorarla alla filosofia. Nel medioevo e nell’età moderna in Occidente, con particolare forza nelle campagne, la magia mise e mantenne forti radici, alimentando credenze e pratiche intese a garantire il favore delle potenze occulte attraverso forme di devozione e di sortilegio e il ricorso all’opera di maghi e guaritori. Per contro la stregoneria era considerata magia negativa e malvagia. Con l’affermarsi della scienza moderna la magia in Occidente ha finito per contrapporsi nettamente alla scienza e al pensiero razionale nel senso che le leggi naturali sono state considerate incompatibili con l’esistenza di un mondo sovrannaturale dominato da potenze occulte manovrabili mediante pratiche magiche. L’antropologia moderna, nello studio dell’uomo primitivo e dei suoi comportamenti e rituali in Africa, America, Asia e Australia ha messo in luce come la magia abbia costituito un insieme di tecniche mentali e di pratiche aventi come scopo principale quello di fornire strumenti per affrontare situazioni di pericolo e fattori di crisi mediante un potenziamento degli atteggiamenti positivi.