Luigi Filippo d’Orléans

(Parigi 1773, † Claremont, presso Windsor, 1850). Re dei francesi dal 1830 al 1848. Figlio di Luigi Filippo Giuseppe duca d’Orléans, detto Filippo Égalité, durante la Rivoluzione francese aderì alle idee giacobine. Ufficiale ai comandi del generale C.-F. Dumouriez, nel marzo 1793 lasciò l’esercito per rifugiarsi all’estero. Tornato in patria dopo la Restaurazione, dal 1824 divenne il punto di riferimento dell’opposizione monarchico-liberale alla politica reazionaria di Carlo X. Dopo la rivoluzione del luglio 1830 l’ala moderata della grande borghesia finanziaria gli offrì il trono (il suo regno assunse quindi il nome di “monarchia di luglio”). Dapprima nominato luogotenente generale del regno, il 9 agosto fu proclamato dal Parlamento “re dei francesi per volontà della nazione”: veniva così istituito un regime parlamentare borghese, nel quale il sovrano (definito “re cittadino”) pur conservando amplissimi poteri rinunciava alla legittimazione divina del trono. In un primo tempo su posizioni liberali, appoggiò la lotta per l’indipendenza del Belgio (trattato di Londra, 1830), ma poi per evitare l’opposizione di Austria e Russia rinunciò alla designazione del figlio, duca di Nemours, a re dei belgi. Durante l’insurrezione di Varsavia fu restio ad appoggiare concretamente gli insorti e sostituì alla guida del governo Laffitte (propenso all’intervento francese) con Périer (marzo 1831). Alla morte di Périer (1832) affidò il governo a Thiers. Nel corso degli anni cercò quindi di costituire un regime sempre più personale, suscitando l’opposizione repubblicana, come dimostrarono i molti attentati alla sua persona fra cui quello del 1835 a opera di Fieschi, che segnò una svolta in senso conservatore della sua politica interna e l’intensificazione di quella coloniale in Algeria. Entrato in contrasto con Thiers che sosteneva, in opposizione all’Inghilterra, Mehmet Alì in Egitto, lo sostituì con Guizot (1840). Dal luglio 1847 si evidenziò una grave crisi di consenso quando le opposizioni, coalizzate nella lotta per l’allargamento del suffragio, si saldarono dando vita alla “campagna dei banchetti”. Allo scoppio dell’insurrezione nella capitale (22 febbraio 1848), tentò invano di salvare il trono licenziando Guizot per affidare il governo a O. Barrot e abdicando a favore del nipote, il conte di Parigi. Il 24 febbraio fu deposto e fu proclamata la repubblica. Andò in esilio in Inghilterra dove morì.