Lombardo-Veneto, regno

Costituito nell’aprile 1815 per deliberazione del congresso di Vienna (dopo la dissoluzione del regno d’Italia creato da Napoleone), fu posto alle dipendenze dell’impero austriaco. Vi furono inclusi i territori della Lombardia già posseduti dall’Austria nel secolo XVIII e i territori già posseduti dall’ex repubblica di Venezia nell’Italia nord-occidentale. Non ebbe mai alcuna autonomia da Vienna, anche se Milano divenne la residenza di un viceré. Il regno fu diviso in due governatorati: quello della Lombardia, con nove province, e quello del Veneto, con otto. A capo di ogni governatorato vi era un alto funzionario austriaco, nominato dall’imperatore con compiti politico-amministrativi, il quale era affiancato da un comandante militare anch’egli austriaco. Il governatore si avvaleva inoltre, per gli affari amministrativi, della collaborazione di una “congregazione centrale”, formata da personaggi fra i più rappresentativi della rispettiva regione e che egli stesso sceglieva. Ogni provincia era retta da un “delegato” con funzioni simili a quelle degli attuali prefetti, il quale a sua volta era affiancato da una “congregazione provinciale”, la cui nomina spettava sempre al governatore. Gli esponenti dei ceti dirigenti e in particolar modo quelli milanesi (i quali avevano ricoperto incarichi di prestigio durante l’epoca napoleonica) accettarono mal volentieri la sudditanza imposta da Vienna e confluirono numerosi nella società segreta dei federati, le cui trame insurrezionali furono scoperte nel 1821 e diedero luogo a numerose e severissime condanne. Il malcontento continuò a serpeggiare e ad acuirsi negli anni successivi. Dopo l’insurrezione di Vienna nel marzo 1848, anche Milano, Venezia e altre città insorsero. Accorse in loro aiuto l’esercito piemontese e gli austriaci furono costretti a rinchiudersi nel Quadrilatero, costituito dalle fortificazioni di Mantova, Verona, Legnago e Peschiera. Riconquistato il controllo di tutto il Lombardo-Veneto dopo le due campagne militari del 1848 e del 1849, l’imperatore Francesco Giuseppe affidò al generale Radetzky il governo politico e militare del regno. Negli anni successivi si infittirono le trame delle organizzazioni segrete di stampo mazziniano e si inasprirono le misure poliziesche, i processi e le condanne. Un nuovo giro di vite si ebbe dopo l’insurrezione scoppiata a Milano nel febbraio 1853, sempre a opera dei mazziniani. Il regime di dura repressione si attenuò dopo la nomina dell’arciduca Massimiliano a governatore generale nel 1857. Ma ormai il partito liberale-moderato favorevole a una fusione con il Piemonte (partito che nel 1848 aveva ottenuto scarse adesioni ed era anzi stato apertamente osteggiato nelle campagne del Veneto) si era fatto sempre più forte e poté vedere realizzate le sue aspirazioni in conseguenza della seconda guerra d’indipendenza (1859), quando la Lombardia, tranne Mantova e Peschiera, venne ceduta al regno di Sardegna, entrando poi a far parte del regno d’Italia (1861). Il Veneto fu liberato e annesso all’Italia soltanto all’indomani della terza guerra d’indipendenza (1866).