Lombardia

Regione della repubblica italiana. Abitata fin dal paleolitico da popoli cacciatori, a partire del 388 a.C. fu occupata dalle popolazioni celtiche dei galli insubri (da cui l’antico nome Insubria della regione) e degli orobi, che fondarono centri come Milano, Brescia, Bergamo, Como e Lodi. Tra il 225 e il 191 a.C. fu conquistata dai romani, che l’inserirono nella provincia della Gallia cisalpina (82-75 a.C.). Grazie alla strategica posizione geografica, nel cuore della pianura padana, in collegamento sia con le regioni e i porti affacciati sui mari Tirreno e Adriatico, sia, tramite i numerosi valichi alpini, con l’Europa centrale, divenne fin dall’età imperiale romana un importante centro economico. Diocleziano scelse Milano come capitale d’Italia, quando istituì la tetrarchia (293 d.C.), e i longobardi, che invasero la regione nel 568, posero la propria capitale a Pavia. Nel frattempo in Lombardia si era diffuso dal III secolo il cristianesimo, che trovò in S. Ambrogio di Milano (339-97) un importante padre della chiesa. Dopo la conquista carolingia (Pavia fu espugnata nel 774), la regione patì le vicissitudini della dissoluzione postcarolingia e delle incursioni ungare del IX e X secolo, ma ebbe una rigogliosa ripresa economica nell’XI secolo. La sua vivace vita cittadina si espresse, nei secoli XI e XII, nell’organizzazione dei comuni, nella diffusione di movimenti ereticali come i patarini milanesi, gli umiliati e i seguaci di Arnaldo da Brescia (XII secolo) e nelle epiche lotte della lega lombarda contro l’imperatore Federico I di Svevia, che grazie alla vittoria di Legnano (1176) confermarono la sostanziale autonomia dei comuni (pace di Costanza, 1183). Alla fase comunale seguì quella signorile, con l’affermazione dei Gonzaga a Mantova (XII secolo), ma soprattutto dei Visconti (dal 1227 al 1447, seguiti dagli Sforza, dal 1450) a Milano, che condussero una politica espansionistica e costruirono uno stato di dimensioni regionali. Ricca per i commerci e per la produzione manifatturiera (soprattutto nei settori tessile e delle armi), ma militarmente fragile nell’era dell’affermazione delle monarchie nazionali, alla fine del XV e all’inizio del XVI secolo la Lombardia fu oggetto di contesa tra i re di Francia (Luigi XII, Francesco I), gli svizzeri, i veneziani e l’imperatore Carlo V, che ne divenne il sovrano (1535) e la trasmise in eredità (1556) al figlio Filippo II, re di Spagna. L’egemonia spagnola durò fino al trattato di Rastadt (1714), quando venne sostituita dal dominio asburgico. Il dispotismo illuminato di Maria Teresa d’Austria (1740-80) e la presenza di un vivace centro illuministico a Milano (con i fratelli Verri, Cesare Beccaria, la rivista “il Caffè”), consentirono alla regione, nel XVIII secolo, un nuovo periodo di progresso civile ed economico, con la modernizzazione dell’agricoltura stimolata dalle nuove norme del catasto. Nell’età napoleonica la Lombardia fece parte della repubblica cisalpina (1797), poi italiana (1802) e del regno d’Italia (1805), di cui Milano fu la capitale, per poi tornare sotto gli Asburgo nel regno del Lombardo-Veneto (1815) fino alla seconda guerra d’indipendenza (armistizio di Villafranca, 1859). Nelle lotte risorgimentali fu sede di episodi rilevanti, come le cinque giornate di Milano (1848) e l’insurrezione di Brescia, “leonessa d’Italia” (1849). Nell’Italia unita fu l’area economicamente più dinamica della nazione, con Milano che venne definita la capitale economica del paese. Lo sviluppo industriale fu intenso in molti settori (tessile, metallurgico, meccanico, idroelettrico, chimico) e articolato in varie forme, dalle grandi concentrazioni monopolistiche e oligopolistiche (Edison, Snia Viscosa, Pirelli), alle numerosissime piccole e medie imprese, dinamiche e tecnologicamente avanzate. Imponente sviluppo ebbero anche l’attività finanziaria (Banca Commerciale Italiana) e il terziario avanzato. Anche il movimento dei lavoratori ebbe in Lombardia, e particolarmente a Milano, un profondo radicamento fin dalla nascita milanese del Partito operaio italiano (1882). L’opulenza (il reddito pro capite è il più alto d’Italia) e la forte richiesta di manodopera fecero della regione la meta di una massiccia immigrazione, che nel periodo del miracolo economico (anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo) superò il milione di persone. Negli anni Ottanta e Novanta si affermò in Lombardia il movimento prima federalista, poi secessionista, della Lega nord, espressione del malcontento di larghi strati della popolazione nei confronti del centralismo dello stato nazionale.