libro

Dall’antichità sino al basso medioevo il libro fu manoscritto e si basò su supporti di origine animale e vegetale di tipo diverso. Il rotolo e il codice furono le forme più diffuse di libro; il papiro fu il materiale più diffuso nell’antichità nel bacino mediterraneo, mentre la pergamena gli subentrò nella tarda antichità prima di cedere il passo alla carta tra il XIII e il XIV secolo. In determinate aree ed epoche furono inoltre prevalenti altri supporti e materiali per conservare testi di tipo religioso e politico, come tavolette metalliche e lignee, pelli e tessuti. La trasformazione dei supporti materiali e della presentazione del libro fu collegata alla sua funzione sociale. Nella Grecia arcaica la cultura era orale e il libro aveva il compito di conservare una copia di riferimento del testo. Nell’età classica e soprattutto nell’epoca ellenistica si creò un interesse per la lettura diretta, per la raccolta di testi in grandi biblioteche pubbliche e private e quindi per il commercio di libri. Nel mondo romano si aprirono botteghe librarie, nelle quali si svolgevano tutte le fasi della creazione del libro a partire dal rotolo di papiro sino alla messa in vendita dell’opera. Il crollo del livello di alfabetizzazione e la distruzione dei sistemi di produzione del libro in conseguenza delle invasioni barbariche trasformarono profondamente sia le forme del libro sia i circuiti della sua diffusione. Gli scriptoria dei grandi monasteri e dei palazzi vescovili divennero i centri fondamentali, pressoché esclusivi, di produzione e conservazione dei libri, per lo più ai fini dell’edificazione religiosa, senza una coerente strategia bibliotecaria. A partire dal XII secolo una serie di fenomeni politici, sociali e intellettuali fece sì che il ruolo svolto dagli scriptoria fosse assunto da gruppi cittadini in rapida espansione nell’età comunale. Non più vincolato esclusivamente a valori religiosi, più frequentemente su un supporto cartaceo, il libro divenne sia strumento di elevazione sociale e di acquisizione di profitto sia di miglioramento intellettuale e di svago. Sempre manoscritto, il libro fu prodotto a prezzi più convenienti per un mercato che si allargava per la crescita del livello di alfabetizzazione. In particolare le nuove università richiedevano in tempi brevi libri che fossero affidabili, cioè conformi all’originale di cui erano copia, ed economici. Il passaggio dal libro manoscritto al libro stampato con caratteri mobili fu graduale: le due forme di libro furono presenti contemporaneamente per tutta la seconda metà del Quattrocento (stampa). Gli incunaboli, i libri stampati sino al 1500, si distinguevano d’altronde dal libro manoscritto per la tecnica di produzione, per il tipo di illustrazione e il numero di copie ottenibili, ma si presentavano del tutto simili, se non per una peggiore qualità dei caratteri. L’affermarsi del cosiddetto “libro editoriale” a partire dai primi decenni del Cinquecento segnò l’abbandono del modello precedente. Si ridusse il formato, i libri furono corredati di indici e informazioni tipografiche, furono stampati con caratteri sempre più nitidi e leggibili (in Italia si impose il corsivo “aldino”) e prodotti con tirature crescenti, ciò che rese il prezzo più accessibile. Assunse un rilievo del tutto nuovo la figura dell’editore come creatore di un repertorio ordinato di testi e come imprenditore moderno, in grado di coordinare le varie fasi della produzione e di investire capitali notevoli. Sulla base di queste profonde trasformazioni il libro divenne un elemento della vita quotidiana, ma anche occasione di controversia e obiettivo del controllo statale ed ecclesiastico attraverso l’istituzione degli organi di censura. La diffusione del libro nella società europea fu nell’età moderna un fenomeno generale, del quale va sottolineata la differenziazione e specializzazione interna. Accanto ai libri di lusso, riccamente ornati e stampati su carta di pregio in pochi esemplari, furono prodotti libri popolari, soprattutto opere di devozione religiosa, almanacchi e romanzi (in Francia la fortunata collana della Bibliothèque bleue) per lettori semicolti, e libri a carattere scientifico, filosofico, storico e politico per le nuove élite urbane. Nella prima metà dell’Ottocento una “seconda rivoluzione dei libri” di carattere tecnico e organizzativo polarizzò la produzione in libri per un pubblico ormai assai vasto, creato dall’alfabetizzazione di massa, e in libri che reagivano alla standardizzazione. La distinzione attuale tra libri paperback e rilegati è un effetto di questa evoluzione, da valutare nel contesto di una diffusione ora capillare del libro a livello mondiale, cui si affiancano e forse si sostituiranno – con esiti impossibili da prevedere – i media audiovisivi. [Edoardo Tortarolo]