liberaldemocrazia

Il significato del termine “liberaldemocrazia” è strettamente connesso all’elaborazione teorico-politica compiuta da alcuni pensatori liberali e progressisti ottocenteschi particolarmente attenti all’incontro dell’ideale della libertà con quello della democrazia (dunque con il “valore” dell’eguaglianza) e all’esigenza dell’allargamento della giustizia sociale. L’autore fondamentale al riguardo fu J. Stuart Mill, ma sono da tener presenti, per vari aspetti, Tocqueville in Francia e Cattaneo e la sua scuola in Italia. Nel Novecento la fusione dei princìpi liberali con quelli democratici si è progressivamente realizzata e generalizzata, quanto meno nel mondo occidentale, all’interno dello stato costituzionale e parlamentare. Al punto che oggi una democrazia non liberale, che non rispettasse cioè i diritti e le libertà degli individui e delle minoranze, e un liberalismo senza democrazia, vale a dire senza una partecipazione il più possibile ampia, seppure indiretta, alla conduzione degli affari pubblici, difficilmente potrebbe avere una base di legittimità e di consenso. Tra gli autori più rappresentativi degli sviluppi teorico-politici del pensiero liberaldemocratico nel Novecento sono da segnalare, tra gli altri, Weber, Kelsen, Schumpeter, Keynes, Gobetti, Russell, Dahrendorf e Bobbio.