Leopoldo II

(Firenze 1797, † Roma 1870). Granduca di Toscana dal 1824 al 1859. Figlio di Ferdinando III e della principessa Maria Luisa Amalia delle Due Sicilie, fu costretto all’esilio in Germania dal 1799 al 1814 durante l’occupazione francese. Dopo la Restaurazione rientrò in Toscana e succedette al padre, reggendo il granducato con maggior mitezza, tolleranza e conoscenza della macchina amministrativa, per mezzo degli stessi ministri paterni, V. Fossombroni e N. Corsini. Tale approccio si tradusse anche in un indirizzo politico-amministrativo vicino allo spirito liberale (che si riverberò tra l’altro nella legislazione sulla stampa e nel riordino degli studi universitari) e in una sistematica attività di promozione dello sviluppo economico, sociale e culturale. Risalgono ai primi anni del suo governo opere pubbliche come la bonifica della maremma senese e grossetana. Seguirono poi l’incoraggiamento all’industria mineraria, l’ampliamento del porto di Livorno, l’introduzione della ferrovia. Nel settembre 1847 Leopoldo anticipò i moti rivoluzionari: sperimentò il primo ministero liberale con C. Ridolfi, concesse nel 1848 lo statuto e assecondò le tendenze radicali affidando il governo del granducato a F.D. Guerrazzi e a G. Montanelli. Tuttavia, spaventato dalle conseguenze delle istanze democratiche insurrezionali che si presentavano alla ribalta, nel gennaio del 1849 fuggì a Gaeta. Rientrato a Firenze sotto la scorta dell’esercito austriaco, tentò vanamente di ristabilire un rapporto di fiducia col paese, che nel 1859, all’epoca della seconda guerra d’indipendenza, insorse ed espresse plebiscitariamente la sua volontà di unirsi al regno di Sardegna. Leopoldo II andò dapprima in esilio in Austria e nel 1869 a Roma.