Kruscëv, Nikita Sergeevic

(Kalinovka 1894, † Mosca 1971). Uomo politico sovietico. Segretario del Partito comunista sovietico dal 1953 al 1964. Entrato nel partito nel 1918, alla fine degli anni Venti si schierò con Stalin ricoprendo ruoli politici sempre più rilevanti. Nel 1939 entrò nell’ufficio politico del PCUS. Ebbe importanti incarichi militari nella lotta al nazismo. Assunse una posizione di preminenza nella “direzione collegiale” che fu istituita alla morte di Stalin (1953). Nel marzo del 1953 divenne primo segretario del partito, sostituendo G.M. Malenkov. La sua segreteria rappresentò una netta cesura rispetto alla teoria e ai metodi dello stalinismo. In particolare fu attenuata la politica repressiva e si cercò di migliorare il clima politico nel paese, ridando fiducia e speranza alle masse. Al XX Congresso del Partito (1956) denunciò e condannò, in un famoso “rapporto segreto”, i crimini dello stalinismo. Il rapporto, subito conosciuto all’estero, pose fine al mito di Stalin e innescò nei partiti comunisti europei ampi dibattiti sulla necessità di una revisione della linea politica. Kruscëv sostenne la possibilità della coesistenza e competizione pacifiche fra paesi socialisti e capitalisti; inoltre respinse la teoria dell’inevitabilità della rivoluzione violenta nei paesi dotati di istituzioni democratiche. All’interno, durante la sua segreteria, furono lanciati piani di sviluppo per l’agricoltura che ottennero alcuni successi. L’URSS conobbe innegabili progressi tecnologici e produttivi: nel 1957 fu lanciato nello spazio il primo satellite artificiale sovietico. Anche la cultura e l’arte godettero di maggiore autonomia. L’ottimismo non ebbe limiti: nel 1959, al XXI Congresso del PCUS, fu posto l’obiettivo di superare in pochi anni i paesi capitalistici nella produzione per abitante e si dichiarò superata la fase della “dittatura del proletariato”. In politica estera Kruscëv cercò di superare le contrapposizioni della guerra fredda, riallacciando i rapporti con la Iugoslavia di Tito e rafforzando i rapporti con i paesi socialisti. Tuttavia la destalinizzazione provocò una profonda crisi nei paesi del blocco comunista. In Ungheria nel 1956 Kruscëv non esitò a reprimere nel sangue la rivoluzione ungherese mostrando tutti i limiti delle aperture del regime sovietico. Nel 1959 la distensione con gli Stati Uniti si concretizzò nell’incontro di Camp David con il presidente Eisenhower. Il leader sovietico incontrò anche il nuovo presidente Kennedy a Vienna nel giugno 1961, ma la crisi di Cuba tra URSS e USA (1962) rischiò tuttavia di trascinare il mondo in un conflitto nucleare. Anche i rapporti con la Cina comunista peggiorarono, arrivando alla rottura nel 1963, soprattutto a causa del rifiuto sovietico di fornire tecnologia nucleare ai cinesi. I limiti delle campagne di sviluppo economico interno, la rottura con la Cina, gli insuccessi internazionali e le accuse di personalismo causarono la sua esautorazione nel 1964.