Junker

Derivato da Junger Herr (giovane signore), il termine definì a partire dal tardo medioevo soprattutto i membri dell’aristocrazia terriera insediati nei territori delle attuali Germania orientale e Polonia. Giunti nel Brandeburgo, nel Meclemburgo, in Pomerania e in Slesia nel XII e XIII secolo al seguito dei prìncipi tedeschi impegnati nell’opera di colonizzazione e cristianizzazione, nobili e ministeriali ricevettero terre in cambio dei loro servizi di natura soprattutto militare, trasformandosi gradualmente (anche grazie alle unioni con la nobiltà polacca) da guerrieri in proprietari e imprenditori fondiari, dediti alla produzione e al commercio. Con il declino economico e politico delle città e la scomparsa, indotta dalla Riforma, del clero come ceto a sé stante, gli Junker divennero la maggiore forza politica ed economica di quelle zone, contrastando il potere dei prìncipi territoriali e rendendo questi ultimi dipendenti dai loro prestiti. Le distruzioni della guerra dei Trent’anni (1618-48) indebolirono la posizione economica degli Junker; ma l’assolutismo prussiano del Sei-Settecento, pur limitando il potere dell’aristocrazia, offrì loro nuove possibilità di carriera e prestigio nell’esercito e nell’amministrazione. Su questa base, nonostante la crescente inadeguatezza delle loro tenute alle esigenze dell’economia capitalistica, gli Junker divennero nell’Ottocento la principale forza politica conservatrice e rimasero, fino al crollo del Terzo Reich, un fattore decisivo nella vita politica e sociale della Germania.