italiche, popolazioni

Popolazioni di origine indoeuropea, stanziatesi a partire dall’inizio del I millennio a.C. nel territorio che attualmente chiamiamo italiano (originariamente il termine Italia, derivato dal popolo calabrese degli itali, indicava solo le regioni centromeridionali). Il termine “italici” è utilizzato variamente dagli storici, con accezioni che vanno dalle più restrittive, che definiscono italici solo i popoli la cui lingua era l’osco (umbri, osci, sabelli, ecc.), alle più ampie, che chiamano italici tutti i popoli stanziati nell’Italia preromana. Una proposta equilibrata è quella che considera italiche le popolazioni di lingua indoeuropea giunte in Italia con le invasioni iniziate intorno alla fine del primo millennio a.C. Seguendo questa indicazione, le popolazioni italiche più importanti furono, da nord a sud: gli umbri, gli equi, i volsci, i latini, i sabini, i sanniti, gli osci, i sabelli, gli ausoni, i lucani, i bruzi. Non furono propriamente italici: i liguri (di lingua non indoeuropea); i veneti (giunti nell’Italia settentrionale in una migrazione precedente); secondo alcuni storici i piceni, forse di origine non indoeuropea; forse gli iapigi e i messapi, di origine illirica. Il passaggio dei popoli italici dalla preistoria alla storia fu più lento e graduale rispetto ad altre aree di civiltà (Egitto, Mesopotamia, Vicino Oriente, India, Cina, Egeo) e fu favorito dal contatto con popoli già evoluti, che giunsero in Italia a partire all’VIII secolo a.C., per stanziarvisi (etruschi), costruirvi colonie (greci), o commerciare (fenici). Più tardi, nel V secolo a.C., giunsero nel territorio italiano anche i celti. Per lungo tempo gli italici vissero organizzati in villaggi e tribù dedite all’agricoltura e all’allevamento e conobbero tardi i commerci e le concentrazioni urbane. Nonostante la presenza di strutture sociopolitiche simili (come il governo collegiale, tipico di numerose popolazioni), che indicano contatti reciproci, al di là di legami di natura religiosa le popolazioni italiche non crearono federazioni e forme di alleanza politica stabile. Il livello di sviluppo delle loro civiltà non fu omogeneo: le popolazioni più aperte ai rapporti commerciali, per esempio con i greci e gli etruschi, raggiunsero un grado di raffinatezza culturale superiore a quello delle società più isolate. Le religioni, tipiche di società prevalentemente contadine, comprendevano l’usanza di cremare i morti e il culto di alcuni animali, come il picchio dei piceni (che da esso presero il nome), che secondo la tradizione li avrebbe guidati nella migrazione attraverso gli Appennini fino alla sede del loro definitivo stanziamento (il Piceno nelle attuali Marche). Anche a livello religioso il contatto con altre civiltà, soprattutto greche, fu fecondo: molte divinità presenti nei culti italici (Giove, Venere, Marte, Dioniso, Cerere) furono di derivazione greca. Quando la civiltà romana emerse e iniziò la propria espansione (VI secolo a.C.), progressivamente tutte le altre popolazioni italiche entrarono in conflitto con essa, ma dovettero riconoscerne la supremazia, federarsi e infine fondersi con essa nello stato romano.