interventismo

Indica in generale un movimento favorevole all’intervento di uno stato in guerra. Particolarmente importante nella storia d’Italia fu il composito movimento interventistico che si venne a formare al principio della prima guerra mondiale, tra il 1914 e il 1915. In esso confluirono: 1) gli “interventisti democratici”, personalità di estrazione ideologica socialista (Bissolati), repubblicana (Chiesa, De Andreis), cattolica (Murri), accomunate dall’ostilità per gli autoritari imperi centrali e dalla simpatia per le istituzioni liberaldemocratiche inglesi e francesi; 2) gli “irredentisti” (C. Battisti), che dalla guerra contro l’Austria si attendevano la liberazione di Trento e Trieste; 3) alcuni sindacalisti rivoluzionari (Labriola, De Ambris, Corridoni), decisi a trasformare la guerra in rivoluzione sociale; 4) i nazionalisti (Marinetti, D’Annunzio), sostenuti dall’industria pesante e degli armamenti, esaltatori del valore etico-estetico della guerra e dell’ingresso dell’Italia nei conflitti imperialistici tra le grandi potenze; 5) i liberali conservatori (Salandra, Sonnino), appoggiati dal re e da importanti giornali come il “Corriere della sera” di Albertini, interessati all’espansionismo nei Balcani. All’interventismo aderì Benito Mussolini (per questo espulso dal PSI neutralista), che fondò il giornale nazionalista “Il Popolo d’Italia”. Benché minoritario in parlamento, l’interventismo vinse grazie al sostegno dei poteri forti (corte, esercito, grande industria) portando l’Italia a dichiarare guerra all’Austria il 24 maggio 1915.