indiani d’America

Termine usato impropriamente per indicare le popolazioni autoctone del continente americano. Deriva dell’erronea convinzione di Cristoforo Colombo di aver raggiunto, col viaggio del 1492, le Indie orientali asiatiche, anziché il Nuovo Mondo. Gli indiani d’America, chiamati anche “indios” nei paesi di lingua spagnola e amerindi o pellirosse in quelli di lingua inglese, presentano una relativa omogeneità morfologica, che induce a ipotizzarne la comune provenienza dal continente asiatico, anche se in periodi diversi. Solo presso alcuni gruppi amazzonici si riscontrano tratti australoidi, che fanno pensare a qualche inserzione oceanica nel popolamento della parte meridionale del continente. I primi a giungere in America furono i popoli che si stanziarono nell’estremo sud del continente, cioè i magellanici (nella Terra del Fuoco) e i lagidi (Brasile orientale), che non presentano tratti morfologici di tipo mongolico. Seguirono le popolazioni con scarsa mongolizzazione: sonoriani, alleganici, dakota (tutti nordamericani) e pampeani (del Sudamerica); quindi le razze con caratteri sempre più mongolici: amazzonici (Sudamerica), puebloandini (catena delle Ande e Mesoamerica), aleutini (Nordamerica). Per ultimi arrivarono gli eschimesi (regioni artiche), di chiaro tipo mongolico. I caratteri somatici più evidenti degli amerindi sono la pelle giallastra, bruno-giallastra o rossastra; i capelli e gli occhi neri; la statura generalmente medio-bassa (fanno eccezione gli alleganici, i dakota, i sonoriani e i pampeani). Numerose sono le famiglie linguistiche, raggruppabili, in prima approssimazione, nell’eschimese (regione artica); nelle famiglie na-denè, algonchina, sioux, degli Hoka e dei Penuti (Nordamerica); uto-azteche e maya (Mesoamerica); arawak, caribica, tupìguaranì, araucana, alakakuf e tehuelche (Sudamerica). Le forme dell’organizzazione economica, tecnica, sociale e politica differivano notevolmente, ai tempi delle conquiste europee, a seconda delle aree e delle popolazioni: all’organizzazione “evoluta” dei popoli puebloandini (Mesoamerica e regione andina: maya, aztechi, inca), si opponevano le forme sociali, politiche e tecniche più semplici dei popoli del nord e del sud del continente. I primi avevano una complessa agricoltura stanziale o semistanziale, mentre gli altri si limitavano a un’agricoltura itinerante e meno complessa (aruachi, cheyenne, alleganici), o addirittura alla semplice caccia-pesca-raccolta (eschimesi, aleuti, dakota, amazzonici, lagidi, fuegini, patagoni). L’allevamento, anche presso i puebloandini, era limitato a qualche animale domestico (cane, tacchino) e, nel sud, ai lama e all’alpaca. L’assenza di animali da traino, fino all’introduzione europea dei cavalli, condizionò lo sviluppo agricolo e i trasporti, per l’assenza di aratri e veicoli a ruote. A livello tecnico i puebloandini avevano architettura, lavorazione dei metalli e conoscenze scientifiche di buon livello (i maya avevano elaborato un raffinato calendario astronomico), mentre altri popoli abitavano in iglù (eschimesi), tende coniche (eschimesi, cheyenne), capanne (dakota, alleganici, amazzonici) e spesso limitavano le proprie tecniche alla costruzione di armi di legno, vesti di pelle, imbarcazioni per la navigazione fluviale; talvolta era sviluppata una buona tessitura. Politicamente, agli imperi azteco e inca e alla confederazione di città stato dei maya, caratterizzati da forte urbanizzazione, alta densità demografica, complessa stratificazione sociale e gerarchizzazione politica, facevano riscontro, nel resto del continente, forme di organizzazione molto più semplici, con società divise in clan e tribù, guidate da capi spesso elettivi e dotati di scarsi poteri, raramente articolate in leghe militari (arapaho) o confederazioni nazionali (irochesi). Le religioni variavano per complessità mitica e rituale e in esse prevalevano credenze naturalistiche (era molto frequente il culto del dio sole) e animistiche. Erano diffusi lo sciamanesimo, che conferiva ai medici-stregoni poteri spesso superiori a quelli degli stessi capitribù, e le società segrete religiose. L’arte, legata ai riti religiosi, raggiungeva sovente buoni livelli in diversi campi: pittura, scultura (soprattutto lignea), tatuaggi e pittura corporale, tessitura, lavorazione della ceramica, musica. La scrittura, quasi del tutto assente nel sud, era sviluppata nel resto del continente, spesso nella forma della rappresentazione pittografica. La colonizzazione europea ebbe un effetto disastroso sulle popolazioni indiane d’America, a causa delle stragi operate durante la conquista, delle epidemie e del barbaro sfruttamento nelle miniere. Si calcola che nel XVI secolo la popolazione indigena sia crollata da circa 70 milioni (prima della conquista) a 4 milioni. Attualmente i discendenti dei popoli autoctoni sono circa 15 milioni.