iconoclastia

Movimento ostile alla venerazione delle immagini (icone) di Cristo e dei santi sorto nell’VIII secolo nell’impero bizantino. Rappresentò una reazione agli eccessi raggiunti in Oriente dal culto delle reliquie e delle immagini. L’imperatore Leone III emanò un editto iconoclasta nel 730. L’anno successivo papa Gregorio III condannò l’iconoclastia, dando così avvio alla divisione tra la chiesa latina e quella greca. Nel 754 il successore di Leone Costantino V convocò un concilio di vescovi che sancì l’iconoclastia come politica ufficiale della chiesa orientale. La maggior resistenza a tale deliberazione fu esercitata dai monaci, che custodivano nei monasteri le più preziose reliquie, mete di fruttuosi pellegrinaggi. Nel 786-87 Irene, reggente per conto di Costantino VI, convocò a Costantinopoli un concilio che, segnando il trionfo del partito monastico, condannò l’iconoclastia. Un nuovo rovesciamento della politica imperiale si ebbe nel sinodo convocato da Leone l’Armeno, che riprese le dottrine iconoclaste del concilio del 754. Ma nonostante il sostegno di intellettuali come Giovanni Grammatico (patriarca dall’837) e Leone il Matematico, la seconda ondata di politica iconoclasta non trovò adesione tra le masse. L’editto di Teodora (843) sancì il definitivo ristabilimento del culto delle immagini e il tramonto dell’iconoclastia. La controversia iconoclasta condusse comunque alla formulazione di un’articolata giustificazione teorica e dottrinale dell’arte religiosa.