Alighieri, Dante

(Firenze 1265, † Ravenna 1321). Poeta italiano. Nato in una famiglia della piccola nobiltà fiorentina di parte guelfa, fu allievo di Brunetto Latini e frequentò i poeti stilnovisti (Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia). Centrale nella sua poetica fu l’amore per Beatrice Portinari, prematuramente morta nel 1290, idealizzata nelle sue opere (Vita Nuova, Divina Commedia) secondo una personale rielaborazione del motivo stilnovistico della donna-angelo. Attivamente impegnato nella fazione politica dei guelfi bianchi, partecipò alla battaglia di Campaldino (1289) contro i ghibellini di Arezzo e divenne priore nel 1300, ma fu costretto all’esilio e condannato a morte in contumacia nel 1302, quando i neri conquistarono il potere a Firenze. Passò il resto della vita in un continuo pellegrinaggio tra diverse corti e città italiane (Verona, Treviso, Padova, in Lunigiana, Lucca), che si concluse a Ravenna, dove fu ospite della famiglia Da Polenta. Ripose vanamente le sue speranze di pacificazione dell’Italia nella discesa dell’imperatore Arrigo VII (1311), che morì nel 1313 senza realizzare i propri progetti politici. In esilio scrisse importanti testi teorici (Convivio, De vulgari eloquentia, De monarchia) e concluse il suo capolavoro, il poema allegorico Commedia, successivamente definita Divina per la grandiosità della struttura e la bellezza, una delle più importanti opere poetiche di tutti i tempi. Nelle tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) del poema, attraverso l’allegoria di un viaggio nell’aldilà, che simboleggia il percorso dal peccato alla Grazia, presentò in modo sistematico la visione cristiano-medievale del mondo, nelle sue componenti religiose, etiche e cosmologiche. Nel De Monarchia (la cui stesura, con qualche margine di incertezza, risale al decennio 1308-18) fondò sulla distinzione tra fine terreno e fine spirituale dell’uomo la netta separazione tra le funzioni dell’impero e del papato. Contro gli ideali teocratici, sostenne il primato nella vicenda terrena dell’istituzione imperiale, il cui fine è la realizzazione del “summum bonum” della pace, da raggiungere mediante l’“ordinatio ad unum” delle molteplici compagini statali.