Horkheimer, Max

(Stoccarda 1895, † Norimberga 1973). Filosofo tedesco. Docente di filosofia sociale all’Università di Francoforte, divenne nel 1931 direttore dell’Istituto per la ricerca sociale, da cui prese vita, per iniziativa di Horkheimer stesso, Th.W. Adorno, H. Marcuse, F. Pollock e altri la scuola di Francoforte. Emigrato nel 1933, si stabilì poi negli Stati Uniti per sfuggire alle leggi razziali naziste, proseguendo l’attività dell’Istituto. Nel 1950 fece ritorno in Germania. Frutto della sua collaborazione con E. Fromm e H. Marcuse furono gli Studi sull’autorità e la famiglia (1936), pubblicati nel 1968 col titolo Teoria critica. Con Adorno scrisse la Dialettica dell’illuminismo (1944). Nel 1950, espressione di ricerche condotte sotto la direzione sua e di Adorno, apparve La personalità autoritaria. Studi sul pregiudizio. Altre sue opere importanti sono Eclisse della ragione (1947) e La società di transizione (1972). Partendo da un’originale interpretazione del marxismo, della psicoanalisi e del pensiero di Max Weber, Horkheimer elaborò una “teoria critica” della società intesa come strumento atto a svelare i meccanismi dei rapporti di alienazione, di repressione e dei processi di interiorizzazione che l’individuo alienato e represso mette in atto nel quadro dell’adattamento alle strutture del potere dominante. Di qui la denuncia del totalitarismo sociopolitico e del razionalismo tecnico-strumentale.