Hobbes, Thomas

(Malmesbury 1588, † Hardwick 1679). Filosofo e scrittore politico inglese. Considerato il più grande teorico politico dopo Machiavelli e prima di Hegel, fu per formazione umanista, letterato e istitutore. Dopo aver conseguito nel 1608 il baccellierato delle arti fu infatti per quasi tutta la vita precettore di giovani aristocratici. La sua prima opera fu la traduzione dal greco della Guerra del Peloponneso di Tucidide (1629) e l’ultima fu, dopo la traduzione dell’Iliade e dell’Odissea (1675), un’autobiografia in versi latini, Vita carmine expressa, pubblicata postuma. Nato nell’anno della tentata invasione spagnola dell’Inghilterra da parte della Invencible Armada, Hobbes visse poi nell’epoca delle lotte civili e della rivoluzione inglese. La sua filosofia politica, improntata al realismo e al pessimismo, fu segnata da tali eventi ed è stata interpretata come la risposta più organicamente conservatrice al problema politico per eccellenza del suo tempo: quello di salvare la società inglese dalla dissoluzione, e dal rischio conseguente di persecuzioni e di morte per tutti, di ricostituire insomma le condizioni di una pace duratura nella sicurezza. Fu questo il fine perseguito nelle sue principali opere filosofico-politiche: Elementi di legge naturale e politica (1640), De cive (1642), il Leviatano (1651, che come recita il sottotitolo, concerne “la materia, la forma e il potere dello Stato ecclesiastico e civile”), Behemoth (1670). Hobbes fu il primo teorico dello stato moderno, il “grande Leviatano”, concepito come il sovrano artificiale (perché risultato di un libero patto di unione e di assoggettamento tra gli uomini, che così facendo intendono sfuggire alla lotta di tutti contro tutti – bellum omnium contra omnes – tipica dello “stato di natura”), unico e assoluto detentore del potere (assolutismo), preferibilmente, ma non necessariamente, nella forma monarchica, esente per definizione da contestazioni da parte dei sudditi e finalizzato principalmente a garantire la pace e la sicurezza delle persone. A tal fine, lo stato-Leviatano mette in essere la produzione di norme giuridiche positive, alle quali tuttavia non è vincolato. Durante i suoi viaggi al seguito dei discepoli nel continente europeo, specie in Francia, Hobbes conobbe approfonditamente la filosofia contemporanea razionalista e scientifica, in particolare di Galilei e di Cartesio. Espose il suo sistema di filosofia naturale, materialista e sensista, convenzionalista e nominalista, e di filosofia morale utilitarista, nel De corpore (1655) e nel De homine (1658). Queste opere elaboravano un’antropologia razionale, realista e pessimista, che tuttavia non sfociava in un giudizio moralistico sulla malvagità umana, ma costituiva la premessa logica della sua teoria politica fondata su una radicale rielaborazione della tradizione medievale e moderna del giusnaturalismo.