Heidegger, Martin

(Messkirch, Baden, 1889, † ivi 1976). Filosofo tedesco. Dopo studi di teologia, logica, matematica e scienze naturali si dedicò alla filosofia. Fu influenzato da Kierkegaard, Nietzsche, Dilthey e Husserl, del quale divenne assistente. Già nella sua prima e maggiore opera, Essere e tempo (1927), e in Che cos’è la metafisica? (1929) si rivelò pensatore originale e complesso. La sua filosofia, muovendo dalla questione della conoscenza e dal problema della storicità, giunge a un ripensamento del problema dell’essere e alla critica radicale delle nozioni fondamentali della metafisica tradizionale, sulla base della riflessione sull’esistenza dell’uomo nel mondo e nel tempo. Nel 1933 fu per breve tempo rettore dell’Università di Friburgo e aderì al nazismo, nel quale vide il protagonista di un processo di spiritualizzazione della politica e di rinnovamento nazionale. Divergenze con il regime lo spinsero presto in secondo piano, ma non rinnegò mai la sua appartenenza alla NSDAP. Malgrado le controversie tuttora in corso sul carattere delle sue convinzioni naziste, sono innegabili sia la sua celebrazione dello stato tedesco e il suo radicale populismo (sia pure sui generis), sia la sua denigrazione della democrazia in quanto sistema politico incapace di affrontare con successo la tecnicizzazione del mondo. Dopo il 1945 la sua analisi dell’essere e della metafisica si approfondì ulteriormente con riflessioni sulla natura della tecnica e del linguaggio (Lettera sull’umanismo, 1947; L’essenza del fondamento, 1957).