Hammurabi

(XVIII secolo a.C.). Re di Babilonia dal 1792 al 1750 a.C. Figlio e successore di Sin-muballit, fu il sesto sovrano della prima dinastia babilonese. Salito al trono in una fase di grande frazionamento e di equilibrio delle forze fra le principali città della Mesopotamia, dedicò i primi sei anni di regno al consolidamento della situazione interna. Si impegnò poi in una serie di operazioni militari, che portarono dapprima alla conquista delle città di Isin e di Uruk e quindi, dopo un periodo di stallo durato circa un ventennio, alla presa di Larsa e alla conquista di tutta la Mesopotamia meridionale. Si rivolse quindi verso nord impadronendosi di Eshnunna e di Mari (che distrusse dopo una ribellione), mentre ridimensionò drasticamente le ambizioni espansionistiche delle vicine potenze assira ed elamica. Sotto il suo regno si realizzò dunque l’unificazione di quello che era prima chiamato il paese di Sumer e di Akkad, e prese corpo la nozione di “paese di Babilonia” come specifica entità politica e culturale contrapposta all’Assiria. Importanti furono la sua opera di riorganizzazione del regno su base centralistica e l’impulso dato all’agricoltura (nel nono anno di regno fece costruire il grande canale denominato “Hammurabi è abbondanza”), alle attività artigianali e commerciali. Al suo nome è poi legato il più famoso e organico “codice” mesopotamico, promulgato con intento fortemente celebrativo nei confronti della sua opera. Con il suo prologo, i suoi 282 articoli e il suo epilogo il codice di Hammurabi costituisce comunque una fonte di eccezionale importanza per conoscere la legislazione penale e civile e la struttura stessa della società babilonese del tempo. In campo penale sono significativi gli articoli che introducono la legge del taglione, un elemento probabilmente legato alla cultura amorrea, e il ricorso alla pena capitale (attuata in varie forme). L’originale del documento era inciso su una stele in diorite posta probabilmente nel tempio di Shamash, dio del sole e della giustizia, nella città di Sippar o a Babilonia; intorno al 1200 a.C. la stele venne poi trasportata a Susa dal re elamita Shutruk-Nakhunte I, e qui fu rinvenuta nel 1901.