Habermas, Jurgen

(Gummersbach 1929, viv.). Filosofo e sociologo tedesco. Opere principali: Teoria e prassi (1963), Logica delle scienze sociali (1967, 2ª ed. ampliata 1982), Conoscenza e interesse (1968), Teoria dell’agire comunicativo (1981), Etica del discorso (1983), Il discorso filosofico della modernità (1985), La rivoluzione in corso (1989), Dopo l’utopia (1991). Esponente della seconda generazione della scuola di Francoforte, seguì negli anni Sessanta e Settanta l’impostazione storicistico-dialettica e hegelo-marxista della teoria critica, per approdare negli anni Ottanta a una personale teoria dell’agire comunicativo. Nella comunicazione e nel concetto di verità come consenso vide la base di ogni agire umano, sia teleologico (realizzazione di fini), sia normativo (rispetto di valori), sia drammaturgico (espressione della propria interiorità). Criticò la moderna tendenza a scindere l’uso strumentale della ragione, volto al conseguimento di denaro e potere, dal mondo della vita e valorizzò l’uso emancipativo della razionalità. Affermò la possibile coesistenza di un universo pluralistico di valori e modelli di vita differenti con un codice di valori morali vincolanti per tutti. A livello politico sostenne la conciliabilità dell’esigenza liberale del rispetto dei diritti individuali con il principio democratico della volontà popolare. Del capitalismo moderno criticò la gestione oligopolistica del potere, che svuota di contenuto la partecipazione politica. Nel corso degli anni Novanta intervenne soprattutto sui temi della cittadinanza, del nazionalismo e del patriottismo costituzionale, affrontando in particolare il problema degli effetti prodotti dai processi di globalizzazione (La costellazione postnazionale, 1998-98). Criticato sia da destra sia da sinistra per il suo presunto eccesso di fiducia nelle potenzialità della ragione, è attualmente considerato il più importante filosofo della seconda metà del Novecento.