Guinea equatoriale

Stato attuale dell’Africa equatoriale. Oltre alla parte continentale la Guinea equatoriale comprende diverse isole, la principale delle quali è Bioko, dove ha sede la capitale Malabo. Popolata dai bubi nel territorio insulare e dai fang nella zona costiera, la regione fu raggiunta dai portoghesi nel 1472. Alla fine del XVIII secolo, con il trattato del Pardo (1778), vi subentrarono gli spagnoli, che continuarono per breve tempo lo sfruttamento dell’area in funzione della tratta degli schiavi da inviare verso le colonie dell’America del sud. Dopo un periodo di occupazione inglese dell’isola di Fernando Póo (1827-45), la Spagna riprese il possesso di tutta l’area continentale e delle isole grazie all’alleanza con molti capi locali. Nel 1858 questi territori vennero a formare la colonia della Guinea spagnola, divenuta nel 1959 provincia spagnola d’oltremare. Il movimento nazionalista iniziò a costituirsi alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo e si diede una base concreta d’azione con la fondazione, nel 1962, del Movimento nazionale di liberazione della Guinea equatoriale (MONALIGE). Nel dicembre 1963, attraverso un plebiscito, il paese ottenne l’autonomia e il 12 ottobre 1968 l’indipendenza: presidente del nuovo stato, che assunse il nome di Guinea equatoriale, divenne Macías Nguema, che concentrò nelle proprie mani grandi poteri e attuò ben presto una spietata dittatura. Fu imposto un regime di monopartitismo (il Partito unico nazionale dei lavoratori), mentre la repressione costringeva all’esodo forzato circa un terzo della popolazione. In campo internazionale il regime guineano, orientato verso l’ideologia marxista-leninista, ruppe i rapporti con la Spagna e si rivolse ai paesi dell’area socialista, in particolare all’URSS e alla Cina. Il colpo di stato militare del 3 agosto 1979 portò al potere il nipote di Macías Nguema, Tèodoro Obiang Nguema Mbasogo, che, di fronte a una drammatica situazione economica e sociale, cercò di avviare un programma di rilancio della produzione, avvalendosi anche dell’aiuto dei capitali occidentali (furono riprese le relazioni con la Spagna e la Guinea divenne membro associato della CEE). Repubblica presidenziale dall’agosto 1982, la Guinea fu però ancora caratterizzata da un regime autoritario. Alle elezioni del giugno 1989 Nguema Mbasogo si presentò come candidato unico, e fu riconfermato in modo plebiscitario alla guida del paese. Alle tragiche condizioni di sottosviluppo si cercò di far fronte dai primi anni Novanta con il massiccio sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Nonostante l’introduzione del multipartitismo nel 1991, tutte le successive elezioni presidenziali registrarono il trionfo di Nguema Mbasogo, unico candidato. Nel 2004 fu ordito, con la partecipazione di mercenari stranieri, un complotto per rovesciarlo, che tuttavia fallì.