Guinea-Bissau

Stato attuale dell’Africa occidentale.

  1. Dalle origini alla dominazione coloniale
  2. L'indipendenza
  3. Il governo di Raimundo Pereira
1. Dalle origini alla dominazione coloniale

La regione fece parte del regno del Mali, poi dell’impero songhai. Approfittando del crollo di quest’ultimo, i mandé intrapresero, fra il XVI e il XVII secolo, una disorganica opera di conquista, sovrapponendosi e fondendosi con le popolazioni autoctone, per essere a loro volta sopraffatti, nella seconda metà del XIX secolo, dai fulbe. I portoghesi raggiunsero le coste nel 1446, ma solo dalla fine del XVI secolo furono costruiti i primi porti. Dopo la conquista portoghese la Guinea-Bissau fu dapprima sottomessa all’amministrazione di Capo Verde, poi venne amministrata separatamente: divenne colonia autonoma nel 1879 e provincia d’oltremare nel 1951. Nel 1956 fu fondato da Amilcar Cabral il Partito africano per l’indipendenza della Guinea portoghese e di Capo Verde (PAIGC), che dal 1963 intraprese la lotta armata contro il dominio coloniale.

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2. L'indipendenza

Nel 1973 l’Assemblea nazionale proclamò unilateralmente l’indipendenza: il nuovo stato venne riconosciuto dall’ONU, ma solo dopo la fine del regime di Salazar il Portogallo si risolse a un accordo con i nazionalisti che il 10 settembre 1974 portò all’indipendenza. Louis Cabral (succeduto al fratello assassinato nel 1973), diede un orientamento marxista-leninista al regime. Le tensioni etniche e la difficile situazione economica crearono le premesse per il colpo di stato militare del 14 novembre 1980, che portò al potere João Bernardo Vieira. La scelta di campo socialista venne rafforzata e furono rinsaldati i legami con la Guinea, mentre venne sciolta l’unione con Capo Verde. Dopo una fase di grave crisi economica e politica culminata nel 1984 in un tentativo di golpe militare, il IV congresso del PAIGC nel novembre 1986 inaugurò una politica di relativa liberalizzazione economica e di maggiore distensione con il Portogallo e con Capo Verde. Nell’aprile 1991 al parlamento fu affidato il compito di guidare la transizione al pluripartitismo, in un contesto economico fra i più difficili del continente africano per la forte dipendenza dall’aiuto economico internazionale e l’impossibilità di ottenere proventi sufficienti dalla produzione agricola, prevalentemente di piantagione. Nel 1998 il generale Amsumane Mané condusse un colpo di stato contro Vieira, che portò a una guerra civile, nella quale a sostegno del governo intervennero truppe senegalesi. Alle elezioni del 2000 si affermò il PRS (Partito per il rinnovamento sociale) di Kumba Ialá, che divenne il nuovo presidente, mentre il PAIGC fu costretto all’opposizione. Iála impose un regime repressivo, che fu rovesciato da un colpo di stato nel 2003, in seguito al quale Henrique Rosa fu nominato presidente ad interim.

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3. Il governo di Raimundo Pereira

Nel 2005 Henrique Rosa si candidò alle presidenziali, ma fu battuto da Vieira, nel frattempo tornato dall’esilio in Portogallo. Sopravvissuto a un primo attentato nel 2008, Viera fu assassinato nel 2009 e sostituito ad interim da Raimundo Pereira. In un clima estremamente teso, segnato da violenti disordini fomentati dai militari e dall’uccisione di alcuni esponenti politici di primo piano, le nuove elezioni presidenziali, svoltesi nel giugno del 2009, furono vinte da Malam Bacai Sanhá, candidato del PAIGC. A causa delle sue gravi condizioni di salute, quest’ultimo non riuscì tuttavia a ristabilire l’ordine nel paese. Alla morte di Sanhá, avvenuta nel gennaio 2012, Pereira riassunse la carica di presidente ad interim.
Le successive elezioni, svoltesi nella primavera dello stesso anno, furono turbate da un colpo di stato militare, immediatamente condannato dall’Unione Africana e dalla Comunità economica degli stati africani occidentali (ECOWAS). Solo dopo il raggiungimento di un accordo provvisorio, il presidente dell’Assemblea nazionale, Manuel Serifo Nhamadjo, fu incaricato di guidare un governo di transizione e di riportare l’ordine nel paese.

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