Guglielmo III d’Orange-Nassau

(L’Aja 1650, † Londra 1702). Re d’Inghilterra, Scozia e Irlanda dal 1689 al 1702 e statolder delle Province Unite dal 1672. Figlio dello statolder Guglielmo II e di Maria Stuart, figlia di Carlo I d’Inghilterra, Guglielmo crebbe in un clima di profondi contrasti interni e internazionali. Nei Paesi Bassi la casa di Orange-Nassau, tradizionalmente investita – fin dai tempi delle guerre d’indipendenza dalla Spagna – del ruolo esecutivo e militare di statolder e capitano generale, era guardata con sospetto dall’oligarchia borghese che si riconosceva negli Stati generali e nella carica del Gran Pensionario. Con gli atti del 1654 e del 1667 gli Stati generali e il Gran Pensionario Jan de Witt avevano inteso frenare le ambizioni al principato degli Orange stabilendo prima la loro esclusione dalla carica di statolder e poi l’impossibilità di ricoprire contemporaneamente le due cariche di statolder e di capitano generale. Guglielmo fu comunque educato da de Witt a futuri compiti di amministratore e capo militare. Nel 1672, a seguito dell’invasione dei Paesi Bassi da parte degli eserciti di Luigi XIV e del suo alleato Carlo II d’Inghilterra, i fratelli de Witt furono esautorati e uccisi a furor di popolo. Guglielmo fu allora innalzato alla carica di statolder e capitano generale a vita e bloccò l’invasione aprendo le dighe e allagando il paese. Confermandosi come l’antagonista principale e il capo dell’opposizione europea ai piani espansionistici di Luigi XIV, promosse l’alleanza con l’imperatore Leopoldo I e l’Elettore del Brandeburgo (alla quale nel 1673 aderì anche la Spagna), che dichiararono guerra alla Francia. Nel 1674 Carlo II fu costretto a chiedere la pace e altrettanto fece nel 1678 Luigi XIV col trattato di Nimega. Nel 1677 Guglielmo sposò Maria, primogenita di Giacomo II, rinsaldando così il vincolo dinastico che lo legava alla casa Stuart. Pur avendo come scopo principale la formazione di uno schieramento antifrancese, tale matrimonio si rivelò una decisione densa di inaspettate conseguenze in quanto, a seguito dei conflitti generati dalla condotta assolutistica e procattolica di Giacomo II, si crearono le condizioni che indussero il parlamento e la chiesa anglicana a chiamare Guglielmo e la sua consorte in Inghilterra, aprendo così la fase della Gloriosa Rivoluzione. Il 5 novembre 1688 Guglielmo e Maria sbarcarono alla testa di un forte esercito a Torbay, mentre Giacomo II, vedendosi isolato, fuggì in Francia. La Convention Parliament, convocata a Londra nell’inverno, dichiarò decaduto Giacomo II e invitò la coppia regale, nel gennaio 1689, a occupare il trono vacante. Il primo atto congiunto fu la Dichiarazione dei diritti, che sanciva la riacquistata centralità politica del parlamento e il sistema della monarchia costituzionale. Schiacciate le sollevazioni irlandesi (battaglia del Boyne, 1690) e scozzesi (massacro di Glen Coe, 1692) favorevoli alla causa di Giacomo II, Guglielmo, sostanzialmente estraneo alla vita e alle consuetudini inglesi, si concentrò nuovamente nella politica di contenimento della potenza egemonica di Luigi XIV, che nel 1688 aveva invaso il Palatinato. Per sua iniziativa si formò la lega di Augusta, a partire dal trattato di Vienna (1689) con l’imperatore, che nel 1697 costrinse Luigi XIV alla pace di Rijswijk. Mentre si avviava la guerra di Successione spagnola, Guglielmo III morì per i postumi di una caduta da cavallo. Per ciò che concerne il governo dei regni britannici egli si affidò, specie dopo la scomparsa della moglie Maria II (1694), all’iniziativa dei suoi collaboratori ministeriali, ponendo il suo sigillo soprattutto sul progetto di legge di unione parlamentare tra i regni di Inghilterra e Scozia, che fu poi realizzata sotto il regno di Anna I nel 1707. Fondamentale fu anche l’Act of Settlement del 1701, che vincolava la successione al trono al requisito della confessione protestante.