guerriglia

(in spagnolo = “piccola guerra”). Termine coniato durante le guerre napoleoniche per indicare la resistenza antifrancese della popolazione spagnola (1808-1814), che si fondò non sullo scontro militare diretto tra eserciti, ma su sabotaggi, azioni di disturbo e attacchi di sorpresa da parte di bande armate. La guerriglia, condotta il più delle volte da formazioni partigiane o irregolari, ma praticata anche da reparti degli eserciti appositamente addestrati, esistette sempre, ma acquisì un ruolo crescente nei conflitti dell’età contemporanea, con l’aumento della partecipazione delle popolazioni civili. Fu spesso adottata nei territori occupati da eserciti stranieri o sottoposti al giogo coloniale, ma anche da gruppi politici rivoluzionari che intesero la guerriglia come premessa di una sollevazione popolare generale. Ne furono esempi fondamentali, oltre alla resistenza spagnola antinapoleonica, la guerriglia araba contro i turchi nella prima guerra mondiale, le resistenze partigiane nella seconda, la guerra di liberazione dell’Algeria (1954-62), la guerra del Vietnam (1945-54 e 1964-75) e la rivoluzione cubana (1956-59). La guerriglia fu oggetto di elaborazione e giustificazione teorica da parte, tra gli altri, di Mao Zedong, Ho Chi Minh ed Ernesto Che Guevara.