(Delft 1583, † Rostock 1645). Filosofo e giurista olandese. Ingegno precocissimo, laureato in diritto, fu avvocato e teologo calvinista, appartenente alla corrente arminiana, nutrita di cultura erasmiana e pacifista. Prese parte alla vita pubblica nell’epoca della rivolta antispagnola dei Paesi Bassi, ricoprendo cariche amministrative e assolvendo a missioni diplomatiche a Parigi e a Londra. Alleato del movimento dei “rimostranti” e del Gran Pensionario J. van Oldenbarnevelt nel contrasto teologico-politico contro Maurizio di Orange-Nassau e Gomarus, il teologo calvinista intransigente avversario degli arminiani sul tema della predestinazione, dopo il sinodo di Dordrecht (1618-19) fu condannato all’ergastolo. Riuscito a fuggire, riparò a Parigi, dove dal 1634 agì in qualità di ambasciatore della Svezia. A seguito di un naufragio nel Baltico, si ammalò gravemente e morì. Circa la costituzione sovrana dello stato, Grozio afferma che “è un corpo perfetto di persone libere, che si sono unite per fruire in pace dei loro diritti e per la propria comune utilità”. Sovrano è il popolo che attraverso il patto trasferisce la sovranità al principe. L’importanza storica di Grozio è legata soprattutto al rinnovamento del giusnaturalismo e alla fondazione filosofico-politica e giuridica del diritto internazionale moderno (ius gentium). Grozio affermò – già nelle argomentazioni a favore della libertà di commercio e di navigazione contenuta nell’opuscolo Mare liberum (1608), ma in particolare nei Prolegomena all’opera maggiore, il trattato De iure belli ac pacis del 1625 – il carattere razionale e umano del diritto naturale, operante indipendentemente da radici teologiche presso tutti gli uomini e i popoli. Su tali fondamenta considerò possibile l’istituzione di un sistema unitario e positivamente regolato di rapporti internazionali, adeguato alle nuove esigenze poste in essere dallo straordinario sviluppo dei traffici e dei conflitti della sua epoca, grazie anche e soprattutto all’espansione economica e politica del suo paese.