Gregorio VII

Al secolo Ildebrando di Soana (Rovaco di Soana 1014 circa, † Salerno 1085). Papa dal 1073 al 1085. Dopo essere stato cappellano del pontefice Gregorio VI, alla sua morte si ritirò per alcuni anni nel monastero di Cluny. Richiamato a Roma da Leone IX, fu importante collaboratore suo e dei quattro papi successivi, assistendoli nello sforzo di riformare la chiesa e di combatterne la corruzione e l’asservimento al potere temporale. Alla morte di Alessandro II, fu acclamato papa dalla folla; l’elezione fu poi ratificata dai cardinali. Sin dai primi momenti si mosse con estrema energia per riorganizzare la chiesa e imporre il primato del vescovo di Roma sulla gerarchia e del potere spirituale su quello temporale, secondo le linee che furono poi sintetizzate nel Dictatus Papae. In questi ventisette brevi canoni emanati nel 1075 Gregorio affermava la giurisdizione piena del papa, in quanto successore dell’apostolo Pietro, su tutta la chiesa cristiana e la sua autorità diretta sui vescovi, che solo lui poteva confermare o rimuovere, imponendo definitivamente la struttura centralizzata e gerarchizzata della chiesa. Nello stesso documento si affermava che il pontefice, ricevendo la propria autorità direttamente da Dio, era superiore all’imperatore e lo poteva deporre. Già l’anno precedente aveva convocato un concilio conclusosi con la decisione di scomunicare tutti i sacerdoti simoniaci e concubinari. Un secondo concilio, nel 1075, stabilì definitivamente il divieto per l’imperatore e le altre autorità laiche di conferire la dignità di vescovo, abate o sacerdote, pena la scomunica. La “riforma gregoriana” incontrò la netta opposizione dell’imperatore Enrico IV e dei settori della chiesa legati al potere imperiale. Ebbe così inizio la lotta per le investiture. Avendo Enrico proseguito nel nominare vescovi e organizzato una dieta a Worms per mettere sotto accusa Gregorio, questi nel 1076 lo scomunicò e sciolse i suoi sudditi dal dovere di obbedienza. L’episodio fu subito sfruttato dai feudatari tedeschi ostili all’imperatore che si ribellarono tentando di rovesciarlo. Nel 1077, mentre si trovava nel castello di Canossa della contessa Matilde di Toscana, Gregorio fu raggiunto dall’imperatore che si vedeva costretto a trovare un accordo con il papa per riconquistare la propria autorità sui feudatari ribelli. Di fronte all’atto di sottomissione e di penitenza dell’imperatore, Gregorio VII annullò la scomunica. Fu però costretto a rinnovarla nel 1080 poiché Enrico IV, riconquistato il controllo sulla Germania, aveva ripreso una politica ostile alla chiesa. La nuova scomunica però non ottenne l’effetto sperato perché Enrico questa volta reagì con la lotta aperta, dichiarando deposto Gregorio ed eleggendo l’antipapa Clemente III. Nel 1081, con una lettera al vescovo di Metz, Gregorio radicalizzò ulteriormente il principio del primato del potere spirituale su quello temporale. Mentre ribadiva infatti l’origine divina della chiesa, affermava che l’impero aveva un’origine demoniaca, poiché discendeva dalla brama di potenza e di dominio che aveva mosso gli uomini fin dall’antichità. Solo sottoponendosi alla guida spirituale della chiesa e mettendosi al suo servizio, l’impero poteva quindi riscattarsi. I suoi tentativi di trovare l’appoggio di altri sovrani nella lotta contro l’imperatore fallirono e nel 1082 Gregorio fu costretto a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo mentre Enrico, sceso in Italia con il proprio esercito, conquistava Roma. Nel 1084 fu liberato dalle truppe di Roberto il Guiscardo e si rifugiò a Salerno, dove morì l’anno successivo.