Gobetti, Piero

(Torino 1901, † Parigi 1926). Scrittore e uomo politico italiano. Di modeste origini, frequentò sotto la guida di Augusto Monti il liceo torinese d’Azeglio iscrivendosi poi a giurisprudenza. Nel novembre 1918 intraprese l’attività giornalistica fondando la rivista “Energie Nuove”, che diresse fino al febbraio 1920. In contatto con i principali esponenti della cultura italiana del tempo (Gentile, Prezzolini, Croce), fu dapprima su posizioni liberali e democratiche vicine al pensiero di Salvemini ed Einaudi. Nel 1919 aderì alla “Lega democratica per il rinnovamento nazionale” fondata da Salvemini; si avvicinò poi al gruppo torinese de “L’Ordine Nuovo”, guidato da Gramsci. Durante il biennio rosso guardò con partecipazione alle lotte operaie e all’esperienza dei consigli di fabbrica; proseguì inoltre gli studi approfondendo in particolare il Risorgimento, la rivoluzione e la letteratura russa. Il suo pensiero politico si venne delineando sempre più chiaramente sulle colonne de “La Rivoluzione Liberale” (fondata nel febbraio 1922 e diretta fino al novembre 1925), in La rivoluzione liberale (1924), nonché nelle opere postume Risorgimento senza eroi e Paradosso dello spirito russo (entrambe del 1926). Antifascista, nei primi anni della dittatura proseguì l’attività politica e letteraria fondando, nel marzo 1923, le “edizioni Gobetti” (dopo il 1926 “edizioni del Baretti”), pubblicando testi di Montale, Amendola, Salvemini, Einaudi, Salvatorelli e dando alle stampe, dal dicembre 1924, il settimanale “Il Baretti”. Dal 1924, sull’esempio salveminiano, costituì i Gruppi della “Rivoluzione liberale”. Minato fisicamente dall’aggressione fascista subita nel settembre 1924, due anni dopo fu costretto all’esilio a Parigi, dove morì. Sostenitore della tesi che ogni autentica rivoluzione è intrinsecamente liberale (nel senso di liberatrice), Gobetti individuò nel movimento operaio il soggetto della rivoluzione e si adoperò per la formazione di una classe politica consapevole delle esigenze sociali derivanti dalla partecipazione del popolo alla vita dello stato. Classica la sua interpretazione del fascismo come “autobiografia della nazione”. Al suo pensiero si richiamarono i fondatori di Giustizia e Libertà.