Giustiniano I

(Tauresium 482, † Costantinopoli 565). Imperatore bizantino dal 527 al 565. Nipote di Giustino I, già associato al trono nell’aprile del 527, gli succedette nell’agosto dello stesso anno. Dimostrò sin dall’inizio grandi capacità e determinazione, sviluppando un’efficace azione di governo nella quale fu validamente coadiuvato dalla moglie, l’imperatrice Teodora. Si adoperò innanzitutto a rafforzare la propria autorità e il potere imperiale, riformando la burocrazia centrale, le strutture amministrative e il sistema fiscale. Nel 528 affidò a una commissione presieduta dall’insigne giurista Triboniano il compito di sistematizzare e completare il corpo della legislazione imperiale. Tra il 529 e il 534 furono pubblicati i testi che formarono il cosiddetto Corpus iuris civilis o Codice giustinianeo: il Codex che comprendeva tutte le costituzioni imperiali dai tempi di Adriano, il Digesto che raccoglieva i pareri dei più importanti giuristi, le Institutiones, cioè un nuovo manuale di diritto. Con questa imponente opera, che avrebbe influenzato la cultura giuridica per molti secoli, Giustiniano intendeva definire in modo più organico la legislazione dell’impero, ma anche sottolineare la continuità tra Bisanzio e l’impero romano. Le sue riforme amministrative e fiscali, colpendo gli interessi dell’aristocrazia e gravando anche sulle condizioni di vita dei ceti popolari, provocarono varie manifestazioni di malcontento, la più grave delle quali fu la rivolta popolare detta di “nika” (532), che Giustiniano represse con molta difficoltà. Convinto assertore del cesaropapismo, cioè del primato imperiale sulla chiesa anche in materia di dottrina, operò innanzitutto contro i residui di paganesimo rendendo obbligatorio il battesimo e chiudendo l’Accademia platonica di Atene (529). Per difendere l’unità della chiesa, condusse inizialmente una dura repressione contro i seguaci del monofisismo; successivamente, poiché l’eresia aveva conquistato un largo seguito in zone fondamentali per l’impero quali la Siria e l’Egitto, con l’editto dei “Tre capitoli” (544) cercò di operare una mediazione tra la posizione ortodossa e quella monofisita. Questo lo portò a scontrarsi con alcuni pontefici romani, tra i quali Vigilio e Pelagio, che arrivò a far imprigionare, senza riuscire peraltro a imporre definitivamente alla chiesa di Roma la sua politica di mediazione. Centrale nella sua azione fu sempre l’ideale della renovatio imperii, cioè della ricostituzione dell’impero romano nella sua globalità. Quindi, resi sicuri i confini orientali firmando una pace perpetua con l’imperatore persiano Cosroe I (532), lanciò i propri eserciti contro i regni germanici formatisi nei territori dell’antico impero romano d’Occidente. Sotto la guida del generale Belisario, le truppe imperiali tra il 533 e il 534 sconfissero i vandali conquistando l’Africa settentrionale. Nel 535 l’attacco fu portato contro gli ostrogoti in Italia. Solo nel 553 la guerra si concluse con la riconquista dell’intera penisola. Nel 554 quindi l’esercito bizantino tolse ai visigoti la parte meridionale della Spagna. Queste lunghe campagne militari causarono un pesante aggravarsi dell’oppressione fiscale e rallentarono il grande sviluppo commerciale e manifatturiero avutosi nei primi anni di regno di Giustiniano. Inoltre, impegnando l’esercito in Occidente, si fece più difficile la difesa delle altre province. Giustiniano dovette quindi affrontare la minaccia di Cosroe I che, rotti gli accordi di pace, dal 540 iniziò una serie di scorrerie contro i territori dell’impero, in particolare in Siria e Armenia. Solo nel 562 Giustiniano riuscì a concludere un nuovo accordo di pace. Nel frattempo dovette anche fronteggiare nei Balcani le incursioni di slavi e bulgari nonché degli unni, che nel 558 arrivarono a minacciare la stessa Costantinopoli. Pur avendo esteso notevolmente i confini dell’impero, Giustiniano non riuscì quindi a renderli definitivamente stabili.