Giuseppe II

(Vienna 1741, † ivi 1790). Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1780 al 1790. Figlio di Francesco I di Lorena e di Maria Teresa, fu il capostipite del ramo degli Asburgo-Lorena. Eletto re dei Romani nel 1764, nel 1765, dopo la morte del padre, fu associato al trono. Sovrano sensibile alle istanze di riforma e aperto alle idee dell’Illuminismo, fu un tipico esponente del dispotismo illuminato, opponendosi talora, per le posizioni più avanzate, alla stessa Maria Teresa. Fin dall’inizio degli anni Settanta intraprese l’opera di riforma dell’esercito rivedendo soprattutto il sistema di coscrizione e creando una potente artiglieria. Dopo la morte di Maria Teresa nel 1780, diede pieno corso alle riforme. Il 13 ottobre 1781 emanò la “Patente di tolleranza”, concedendo libertà di culto a protestanti e ortodossi e riconoscendo per la prima volta i diritti civili agli ebrei. Nello stesso anno, nel quadro di una politica giurisdizionalistica radicale che fu significativamente definita “giuseppinismo”, decise la soppressione degli ordini religiosi contemplativi e la confisca dei loro beni. Anche di fronte alla reazione papale, il sovrano si dimostrò risoluto nel proseguire la sua azione, disponendo la nomina di parroci e vescovi e ridefinendo le circoscrizioni delle diocesi e delle parrocchie per favorire l’opera sociale del clero di assistenza ai bisognosi; impose tasse agli enti ecclesiastici; abolì il diritto di censura ecclesiastica e concesse una certa libertà di stampa; introdusse il matrimonio civile. Riprese poi con vigore l’opera iniziata da Maria Teresa di smantellamento delle strutture di tipo feudale: nel 1784 sottrasse l’amministrazione della giustizia alla nobiltà con la soppressione dei tribunali feudali. Fra il 1781 e il 1785 abolì la servitù della gleba e le corporazioni, riconoscendo così ai contadini la libertà personale e a tutti i sudditi la possibilità di iniziativa in campo economico, favorita anche dalla soppressione delle barriere doganali interne e da una politica protezionistica. Favorì un processo di accentramento attraverso profonde riforme in campo amministrativo e la qualificazione professionale dei funzionari dello stato, ai quali affidò l’amministrazione del territorio dell’impero suddiviso in distretti o circoscrizioni. Riorganizzò l’amministrazione della giustizia attraverso una rete capillare di corti che facevano capo alla Corte aulica di Vienna. Attuò un’importante opera di riorganizzazione fiscale mediante l’abolizione dei residui feudali e l’istituzione del catasto. Fra il 1786 e il 1788 promulgò un nuovo codice civile e penale che rispecchiava princìpi illuministici quali l’eguaglianza delle pene indipendentemente dal ceto di appartenenza e l’abolizione della pena di morte e della tortura. Il decennio riformatore legato al nome di Giuseppe II trasformò profondamente l’impero, ma fece sorgere anche potenti resistenze da parte di quelle forze che si sentivano minacciate dall’opera del sovrano. In Ungheria fu la nobiltà a insorgere nel 1784 contro l’abolizione dei propri privilegi; in Boemia furono i contadini nel 1783 a chiedere una più radicale opera di smantellamento dei diritti feudali; nei Paesi Bassi asburgici fu soprattutto la politica religiosa del sovrano a suscitare la rivolta. La sua politica estera infine fu, almeno nei primi anni di regno, piuttosto ambiziosa e volta all’espansione nell’Europa centrale (Polonia e Baviera), provocando nel 1785 la reazione di Federico II di Prussia. L’insieme di queste tensioni esplose poi nel 1789, in concomitanza con la guerra dell’impero contro la Turchia (1788-1790). Alla morte di Giuseppe II salì al trono il fratello Leopoldo II.