Giovine Italia

Associazione politica fondata a Marsiglia nel 1831 da Mazzini, per superare i limiti del settarismo carbonaro, che si era rivelato fallimentare nei moti del 1830-31. Inizialmente la Giovine Italia risentì ancora del giacobinismo carbonaro: nella prima versione dell’“Istruzione generale” (1831), infatti, si trovano richiami ai diritti naturali e si fa obbligo agli affratellati di iscriversi anche ad altre sette per dirigerle verso gli scopi dell’associazione, secondo un’usanza carbonara e buonarrotiana. Successivamente, invece, Mazzini impose la propria visione etico-religiosa della politica, radicalmente diversa nei toni e nei contenuti dai programmi carbonari. Nella nuova “Istruzione generale” (1832) si enfatizza il progresso dell’umanità come traccia di Dio in un mondo articolato in nazioni, ognuna investita di una propria missione. All’individualismo e al materialismo della vecchia generazione, ereditato dalla cultura illuministica e dalla Rivoluzione francese, si sostituiscono il principio dell’associazione e il senso del dovere religioso. L’organizzazione era articolata in “congreghe” provinciali di tre membri, coordinate dalla congrega centrale con sede a Marsiglia. Gli affiliati, che in linea di massima non dovevano superare i quarant’anni, erano divisi nei due gradi dei “federati semplici” e dei “federati propagatori”. A livello programmatico si indicavano gli obiettivi dell’indipendenza nazionale e della repubblica unitaria (poiché il federalismo indebolisce il senso della nazione) e democratica. In opposizione al settarismo carbonaro, si sottolineava il ruolo indispensabile del popolo nella rivoluzione e si attribuiva all’associazione il compito di educare e guidare le masse mediante un’azione di propaganda atta a chiarirne i fini. Le finalità educative della Giovine Italia garantivano al suo interno una funzione privilegiata agli intellettuali e ai membri colti delle classi medie. Mazzini non trascurava, comunque, l’obiettivo del benessere economico, come stimolo senza il quale sarebbe stato impossibile trascinare le masse alla rivoluzione. Questa avrebbe dovuto reggersi soltanto sull’insurrezione del popolo e non sul sostegno, sempre interessato, dei sovrani o delle potenze straniere. L’organizzazione si diffuse in diverse regioni centro-settentrionali (Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana, Romagna) raggiungendo migliaia di aderenti, soprattutto nei ceti medi urbani. Nel 1832 la Giovine Italia assorbì la setta degli apofasimeni e strinse un patto di unità d’azione con i veri italiani di Buonarroti, che però si sciolse l’anno successivo per le differenze ideologiche. Sempre nel 1832 nacque la rivista “La Giovine Italia”, col compito di diffondere le idee dell’associazione, che, a differenza delle precedenti società segrete, cercava il massimo della pubblicità. Il biennio 1833-34 fu particolarmente sfortunato per l’associazione, colpita dal suicidio in carcere di Jacopo Ruffini e dal fallimento delle cospirazioni organizzate in Piemonte, Liguria e Savoia. Quando Mazzini, dopo la “tempesta del dubbio”, cercò di rilanciare la Giovine Italia, nuovi fallimenti (il tentativo insurrezionale dei fratelli Bandiera in Calabria nel 1844, i moti in Romagna nel 1845) ne provocarono la crisi definitiva. Nel 1848 al suo posto Mazzini fondò l’Associazione Nazionale Italiana.