Giacomo I Stuart

(Edimburgo 1566, † Theobalds Park, Hertfordshire, 1625). Re d’Inghilterra dal 1603 al 1625 e re di Scozia, come Giacomo VI, dal 1567. Si mise in luce, oltre che come fautore di una politica ambiguamente tendente all’assolutismo, anche come erudito teorico del diritto divino dei re con le opere La vera legge delle libere monarchie (1598) e Dono di grazia regale (1599). Figlio di Maria Stuart e di lord Henry Darnley, Giacomo fu incoronato re di Scozia dopo la deposizione della madre. Durante la lunga reggenza, nonostante avesse avuto come precettore l’umanista antitirannico George Buchanan, si formò a una visione assoluta del potere monarchico. Politicamente si tenne vicino a Elisabetta I, di cui divenne l’erede presuntivo in mancanza di discendenti diretti; non si oppose pertanto – se non con una debole protesta formale – all’esecuzione della madre nel 1587. Sposò nel 1589 Anna di Danimarca. Fu ostile tanto al presbiterianesimo quanto al cattolicesimo romano. Divenuto re d’Inghilterra (e iniziatore della dinastia Stuart), unì nella sua persona anche le corone di Scozia e Irlanda. Si mantenne fedele all’assetto anglicano preesistente, deludendo così l’opposizione cattolica che reagì organizzando la “congiura delle polveri” (1605). Desideroso di proseguire la politica espansionistica elisabettiana, entrò ben presto in contrasto col parlamento sull’annoso problema dei finanziamenti e della fiscalità. La corruttela della sua corte sperperatrice, i tentennamenti nei rapporti col partito cattolico, la sua condotta contraddittoria nelle prime fasi della guerra dei Trent’anni (1618-48) e l’impopolarità del governo del suo favorito, lord Buckingham, acuirono tali difficoltà, creando nel paese un clima di profonda tensione e di diffuso risentimento.