Giacomo II Stuart

(Londra 1633, † Saint-Germain-en-Laye 1701). Re d’Inghilterra, di Irlanda e di Scozia (col nome di Giacomo VII) dal 1685 al 1688. Secondogenito di Carlo I e di Enrichetta Maria di Francia, Giacomo – detto anche il “duca di York” – succedette al fratello Carlo II. Il breve periodo del suo regno è legato agli eventi che condussero alla “gloriosa rivoluzione”. Durante la guerra civile e la prima rivoluzione fu catturato dalle truppe parlamentari ma riuscì a fuggire in Francia (1648). Dopo la restaurazione degli Stuart (1660) ritornò in Inghilterra col fratello Carlo II e assunse con successo, nelle guerre contro l’Olanda, il comando della flotta. Dopo la morte della prima moglie (1671) Anna Hyde – dalla quale aveva avuto due figlie, le future regine Maria II e Anna I – si convertì pubblicamente al cattolicesimo, ciò che lo mise in contrasto col parlamento e, segnatamente, col partito whig di lord Shaftesbury, che ottenne di farlo bandire per un anno nel 1679. Nonostante le opposizioni, che tentarono di portare sul trono il duca di Monmouth, primogenito illegittimo di Carlo II, Giacomo ascese al trono e immediatamente si qualificò con una spietata repressione dei seguaci del Monmouth. Parimenti impopolari furono i suoi progetti di far ritornare il paese al cattolicesimo, avviati con la Prima e la Seconda Dichiarazione d’Indulgenza (1687-88). Essi acuirono lo stato di estremo disagio emergente dal conflitto tra i suoi compiti costituzionali di capo della chiesa anglicana e la sua personale confessione religiosa. L’insostenibilità della situazione fu rafforzata dalle propensioni assolutistiche del sovrano e dalla nascita di un erede maschio, Giacomo Edoardo (1688-1766), dal matrimonio con la principessa cattolica Maria Beatrice d’Este. Fu allora che il parlamento e la chiesa anglicana in pieno accordo chiamarono nel 1688 il principe protestante olandese Guglielmo d’Orange, marito della primogenita di Giacomo, Maria, al trono d’Inghilterra, realizzando così, dopo la fuga del re in Francia, l’incruenta “gloriosa rivoluzione” che sancì – come era nei voti dei whigs e del massimo teorico del costituzionalismo inglese John Locke – la centralità del potere politico del parlamento. Con l’aiuto degli irlandesi e dei suoi seguaci, detti “giacobiti”, Giacomo II tentò di riprendere il potere, ma fu sconfitto nel 1690 a Boyne. Anche suo figlio Giacomo Edoardo, soprannominato “il Vecchio Pretendente”, non ebbe successo nella riconquista del trono, non avendo tra l’altro voluto accedere alla richiesta della sorellastra Anna di convertirsi all’anglicanesimo.