gesuiti

Membri della Compagnia di Gesù, ordine religioso della chiesa cattolica creato dallo spagnolo Ignazio di Loyola. L’ordine è caratterizzato da un’organizzazione rigidamente centralistica ed è sottoposto a un generale. I suoi membri ricevono un’educazione che da un lato li dispone all’illimitata fedeltà al pontefice romano (perinde ac cadaver) e dall’altro potenzia all’estremo i loro strumenti culturali, che essi tradizionalmente applicano all’attività missionaria e all’insegnamento. Il principale centro di formazione dei gesuiti è il Collegio Romano, fondato nel 1551. Uno dei principali scopi della loro attività diventò l’esercizio di un’influenza politica volta a far sì che lo stato fosse improntato all’insegnamento della chiesa. Ignazio riunì i suoi primi discepoli a Parigi nel 1534. L’ordine venne riconosciuto nel 1540 da Paolo III, che nel 1541 creò Ignazio suo primo generale, e si diffuse in Europa acquistando una vasta influenza come milizia della Controriforma. Presto divenne un fattore politico di prim’ordine data l’udienza ottenuta in numerose corti e presso la nobiltà cattolica. L’attività missionaria dei gesuiti, che si diresse verso l’Asia, l’Africa e le Americhe, diventò subito intensa. Grande missionario fu Francesco Saverio (1506-1552), che si spinse nel 1549 fino in Giappone; ma la sua opera di cristianizzazione venne travolta da una forte e sanguinosa reazione. Altri grandi missionari furono Matteo Ricci (1552-1610) e Roberto de Nobili (1577-1656), che operarono in Cina e in India con un’apertura di orizzonti nell’accostarsi alle tendenze religiose locali che diede luogo a forti attacchi da parte soprattutto dei francescani e dei domenicani. Un’enorme importanza ebbe anche l’opera dei gesuiti nel Nordamerica e in America Latina. In Paraguay, in particolare, essi fondarono nel XVII secolo missioni aventi come scopo non solo la conversione ma anche il progresso economico e sociale, concepito secondo forme di comunismo evangelico. Tali esperimenti suscitarono l’aspra reazione dei portoghesi, che vi posero violentemente fine nel secolo successivo. Nella seconda metà del XVIII secolo i gesuiti andarono incontro alla più seria crisi della loro storia. Investiti dall’avversione della cultura illuministica e dall’azione dalle monarchie assolutistiche cattoliche decise ad affermare il primato dello stato sulla chiesa, i gesuiti furono considerati come un obiettivo da colpire per il loro legame privilegiato con Roma. Nel 1759 il Portogallo espulse i gesuiti dal suo territorio e dai suoi domini coloniali. A esso fecero seguito la Francia, la Spagna e altri paesi. Nel 1773 Clemente XIV decise la soppressione dell’ordine. Paradossalmente, a lasciare aperte le porte ai gesuiti, specialmente per i loro meriti nel campo dell’insegnamento, furono sovrani non cattolici come Federico II di Prussia e Caterina II di Russia. Nel 1814, nel clima del rinnovato accordo fra trono e altare che fu caratteristico della Restaurazione, Pio VII restaurò l’ordine. Dopo di allora i gesuiti, che nel 1850 fondarono l’influente rivista “La Civiltà Cattolica”, hanno ripreso e ampliato la loro attività di carattere teologico, culturale, scientifico e pedagogico, con una costante attenzione ai problemi politici e sociali considerati alla luce della dottrina cattolica. Tra i loro esponenti bisogna ricordare P. Teilhard de Chardin, uno dei più eminenti pensatori del Novecento. Il concilio Vaticano II (1962-65) ha profondamente influito sui gesuiti, che hanno provveduto a una riorganizzazione interna e a ridefinire in parte i propri orientamenti.