Georgia (Asia)

Stato attuale dell’Asia sudoccidentale.

  1. Dall'antichità all'indipendenza
  2. La Georgia indipendente
1. Dall'antichità all'indipendenza

Le origini della vita politica autonoma della Georgia risalgono al IV secolo a.C., quando la regione fu organizzata in un regno. Nel 65 a.C. parte del paese entrò nell’orbita romana a opera di Pompeo Magno. Nel III secolo d.C., la Georgia cadde sotto la dominazione per un verso dei persiani sasanidi e per l’altro dell’impero d’Oriente. La conversione al cristianesimo avvenne nel corso dei secoli III-IV. Un periodo di rinascita dell’autonomia georgiana fu il regno di Vakhtang Gurgusani (450-503), che pose fine al dominio dei persiani. Tra il VII e l’XI secolo il paese entrò nell’orbita degli arabi, dopo di che iniziò un periodo di riscossa a opera della dinastia bagratide e in particolare del re Bagrat III (975-1014). Nel 1089 il re Davide II (1089-1125), battuti i turchi selgiuchidi, unì i georgiani in un regno indipendente. Un periodo di splendore non solo politico ma anche culturale fu raggiunto con la regina Tamara (1184-1213). Tra il XIII e il XIV secolo il paese subì le invasioni dei mongoli. La riconquista dell’indipendenza fu opera di Alessandro I (1412-43), il quale divise poi il regno tra i suoi tre figli. Seguì un periodo di declino, che creò le condizioni per la divisione del paese sotto la dominazione straniera. Nel 1555 gli ottomani stabilirono la loro sovranità sulla Georgia occidentale e i persiani su quella orientale. Fallito ogni tentativo compiuto nel XVIII secolo di riunificare una Georgia indipendente, nel 1783 i georgiani si posero sotto la protezione della Russia, che tra il 1801 e il 1864 inglobò l’intera regione nell’impero. Crollato lo zarismo nel 1917, i menscevichi, che in Georgia avevano un punto di forza particolare, costituirono nel maggio del 1918 una repubblica indipendente, che però venne travolta nel 1921 dai bolscevichi dopo la vittoria nella guerra civile. Il paese entrò allora a far parte dell’Unione Sovietica. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Stalin fece deportare numerosi georgiani accusati di collaborazionismo durante l’occupazione tedesca.

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2. La Georgia indipendente

Entrata l’Unione Sovietica in uno stato di collasso, la Georgia proclamò la propria indipendenza nel 1991. Dopo una sanguinosa guerra civile, nel corso della quale venne deposto il presidente Zviad Gamsakhurdia, nel 1993 il presidente Eduard Shevardnadze consolidò il proprio potere. La Georgia ristabilì stretti legami con la Russia entrando nel 1993 a far parte della Comunità degli Stati Indipendenti. Il governo si trovò però a dover affrontare una grave crisi causata dalle rivendicazioni degli indipendentisti della Ossezia meridionale e dei separatisti musulmani della Abcasia, che avevano proclamato nel 1992 l’indipendenza. Dopo l’introduzione di una nuova costituzione, Shevardnadze fu rieletto nel 1995 e nel 2000, favorendo l’intensificazione dei rapporti con l’Unione Europa e con la NATO. Quest'ultimo fu tuttavia rovesciato nel 2003 nel corso della cosiddetta rivoluzione delle rose, guidata da Mikheil Saakashvili, il quale, eletto alla presidenza l’anno successivo, si impegnò nella lotta contro la corruzione e nel rilancio economico del paese. Nonostante la crescente opposizione al suo governo autoritario, nel 2008 Saakashvili fu riconfermato al potere.


Il riaccendersi delle tensioni in Abcasia e nell’Ossezia meridionale tra 2004 e 2006 portò a un grave deterioramento delle relazioni con la Russia – accusata di appoggiare gli indipendentisti – che degenerò in scontro aperto nell’agosto del 2008 e nel conseguente ritiro della Georgia dalla Comunità degli Stati Indipendenti. Le tensioni con la Russia proseguirono anche nei mesi successivi, nonostante le pressioni della comunità internazionale su Mosca e la firma di un fragile armistizio. Nel 2009 Saakashvili dovette far fronte anche a un crescente rafforzamento dell’opposizione interna, che ne richiese a più riprese le dimissioni.


Alle elezioni parlamentari del 2012 il partito di Saakashvili, il Movimento nazionale unito (UNM), fu sconfitto da una nuova coalizione, Sogno georgiano, guidato dall’uomo d’affari Bidzina Ivanishvili, che divenne così il nuovo premier.

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