Alessandro II Romanov

(Mosca 1818, † Pietroburgo 1881). Zar di Russia dal 1855 al 1881. Succedette al padre Nicola I durante la guerra di Crimea (1853-56), dalla quale la Russia uscì sconfitta. La dimostrazione della debolezza del paese in una guerra con potenze di primo piano come Francia e Gran Bretagna indusse lo zar ad aprire una stagione di riforme volte a modernizzare l’impero: la più importante di esse fu l’abolizione della servitù della gleba (febbraio 1861), che liberò milioni di servi ma che non ottenne l’effetto di modificare sostanzialmente le misere condizioni di vita dei contadini. L’opera riformatrice dello zar si dispiegò in diversi ambiti: interessò la giustizia, con la creazione di tribunali comuni per tutti i sudditi, indipendentemente dalla loro condizione sociale; le istituzioni, con la costituzione degli zemstvo, organi di autogoverno locale con ristrettissimi poteri; e l’economia, con la liberalizzazione del commercio e la costruzione di importanti infrastrutture come ferrovie e strade. La spinta riformatrice fu tuttavia interrotta dalla rivolta polacca del 1863 e dalla crescita delle opposizioni interne allo zarismo. Nel 1867 autorizzò la vendita dell’Alaska agli Stati Uniti. In politica estera l’avvicinamento all’Austria e alla Germania, sancito dal patto dei tre imperatori del 1872, ebbe termine quando il congresso di Berlino del 1878 si espresse contro le mire espansionistiche russe nell’area balcanica. Notevole successo ebbe invece l’espansione dell’impero nelle steppe asiatiche, nel Caucaso e in Turkestan. Nel paese, intanto, l’opposizione allo zarismo si esprimeva anche attraverso il terrorismo populista. Lo stesso Alessandro fu ucciso in un attentato il 13 marzo del 1881.