Freud, Sigmund

(Freiberg, Moravia 1856, † Londra 1939). Medico austriaco. Fondatore della psicoanalisi. Lo studio delle malattie nervose e in particolare dell’isteria lo convinse a intraprendere l’analisi dell’inconscio. Abbandonato il metodo dell’ipnosi, che per qualche anno aveva praticato in collaborazione con Breuer, elaborò una nuova tecnica analitica e terapeutica, fondata sulle libere associazioni e sul controllo del transfert (processo con cui il paziente trasferisce sul medico affetti originariamente riferiti alle persone fondamentali del proprio universo psichico), che consentisse al paziente un rapporto più attivo col terapeuta. Presto Freud comprese che la “via regia” per accedere all’inconscio era l’Interpretazione dei sogni (1900), scoprendo che la vita psichica è regolata dal principio di piacere e che il lavoro onirico ne maschera nel sogno i contenuti meno accettabili o più dolorosi. L’indagine sull’inconscio, continuata con vari metodi e presentata in numerose opere (Psicopatologia della vita quotidiana, 1901, Tre saggi sulla sessualità, 1905, Il motto di spirito, 1905), gli consentì di delineare una nuova teoria, al tempo stesso ermeneutica e terapeutica. La psicoanalisi afferma la natura fondamentalmente sessuale dell’energia psichica (“libido”); il carattere polimorfo della sessualità, che accompagna l’individuo fin dalla prima infanzia, entrando spesso in conflitto con la censura morale introiettata nel “Super-Io”; l’articolazione della psiche in Es, Io e Super-Io, che rende particolarmente complessa la vita psichica, i cui conflitti inconsci sono la causa delle nevrosi. Nelle ricerche dell’età matura, Freud scoprì che oltre al principio di piacere un’altra forza, la pulsione di morte, agisce nella vita psichica, determinando una costante lotta tra Eros e Thanatos (Al di là del principio di piacere, 1920). Negli ultimi anni, il fondatore della psicoanalisi si dedicò all’applicazione della propria teoria all’analisi di numerosi aspetti della vita culturale, artistica, religiosa e storica della nostra civiltà, mostrando in essi l’importanza dell’inconscio e dei bisogni psicologici, ma anche l’ineliminabilità nella vita sociale di un certo tasso di repressione degli impulsi. Ne nacquero scritti come L’avvenire di un’illusione (1927), Il disagio della civiltà (1929), L’uomo Mosè e la religione monoteistica (1934-38). La psicoanalisi, continuata da numerosi allievi che l’articolarono in una pluralità di scuole, non sempre fedeli all’insegnamento di Freud, esercitò una notevole e innovativa influenza sulla cultura novecentesca e determinò anche profonde trasformazioni nei costumi sociali e nella mentalità collettiva.