ferro, età del

Nel XII secolo a.C. tutto il bacino del Mediterraneo e la penisola anatolica sono soggetti a drastici cambiamenti culturali. Mentre l’impero hittita si sfalda, il segreto della lavorazione del ferro e della potenza delle armi forgiate in questo metallo si diffonde presso i popoli vicini e da loro a tutto il mondo conosciuto. L’impero hittita sopravvive a stento nella Siria settentrionale, dove darà poi luogo alla civiltà subhittita e, nello stesso tempo, nel Peloponneso, tramonta la civiltà micenea. La sponda nordorientale del Mediterraneo viene duramente afflitta dalle invasioni dei popoli del mare che colpiscono l’Egitto; mentre Erodoto ci riferisce la notizia di carestie che colpiscono Creta e la Lidia, le regioni da cui, secondo la storiografia tradizionale, migrarono quelle comunità che in seguito si stanziarono in Etruria. Nel medesimo secolo gli abitati palafitticoli e terramaricoli dell’Italia settentrionale sono ormai stati abbandonati e al loro posto si vanno sostituendo rapidamente i villaggi della cultura di Protogolasecca, in Lombardia e Piemonte, Protoveneti, nelle Venezie e Protovillanoviani, in Emilia. Nei paesi d’oltralpe la cultura dei Campi d’Urne (Urnenfelderkultur) domina gli ultimi momenti dell’età del bronzo e i primi dell’età del ferro. Questo aspetto fa la sua comparsa nel Bacino Carpatico intorno alla metà del XII secolo; da qui si diffonde in Europa centrale e nelle regioni nordalpine, per scendere poi a interessare la penisola italiana, nel territorio protovillanoviano. Sulla base della cultura dei Campi d’Urne si sviluppa quella di Hallstatt, dal villaggio omonimo nei pressi della sponda occidentale dello stesso lago; un sito la cui ricchezza era fondata sull’estrazione mineraria e sul commercio del salgemma. Ed è solo con l’affermarsi di questa cultura che, nell’Europa continentale, il ferro sostituisce il bronzo innanzitutto nell’armamentario militare, dove le spade, i pugnali, i coltelli e le punte di lancia e di freccia, oltre che i morsi da cavallo, sono forgiati con il nuovo metallo. Grazie ai numerosi e imponenti ritrovamenti funerari siamo in grado di ricostruire sia i modi di vestire che buona parte degli elementi ornamentali che decoravano gli abbigliamenti delle genti di questa cultura. Le vesti erano fermate con spilloni e, nei periodi più recenti dello sviluppo della cultura, con fibule complesse e riccamente decorate; intorno alla vita, gli uomini portavano cinture in lamina bronzea fissate a un supporto interno in pelle. Le braccia e le gambe erano avvolte da numerosi bracciali; mentre la capigliatura era arricchita da anellini in bronzo e oro. Pendenti e orecchini, principalmente in oro, scendevano dalle orecchie; e collane di vaghi di pasta vitrea, ambra e corallo, venivano invece portati a girocollo. In Italia settentrionale, intorno all’inizio del I millennio, si sviluppano due aspetti culturali principali: quello di Golasecca, in Lombardia, Piemonte e Canton Ticino, e quello Atestino, nelle tre Venezie. La cultura di Golasecca, a sua volta suddivisa in diversi momenti la cui durata va dal IX secolo alla romanizzazione, è nota principalmente grazie agli scavi eseguiti in numerose necropoli ad incinerazione, per lo più distribuite lungo il corso del Ticino, mentre i villaggi sono assai meno conosciuti. La sua cronologia è stata impostata principalmente sulle caratteristiche tipologiche delle urne cinerarie e degli oggetti di corredo in bronzo raccolti al loro interno. Il centro più importante della civiltà atestina è la città di Este, sulla sponda dell’Adige, ai piedi dei Colli Euganei. Anche per questa cultura dell’età del ferro, l’importanza delle necropoli è di gran lunga superiore a quella degli abitati. La forma artistica più rilevante espressa da questa civiltà è l’“arte delle situle” a cui sono da ricondurre non solo le situle bronzee e i relativi coperchi, ma anche tutti i manufatti in lamina bronzea sui quali motivi ornamentali geometrici e naturalistici, oltre che scene militari e di vita quotidiana, sono stati ottenuti a sbalzo e a incisione. Sempre nell’Italia settentrionale raggiunge in questo periodo l’apice del suo sviluppo l’arte camuna. Nota da un impressionante complesso di incisioni rupestri che adornano le rocce montonate lungo l’alto corso dell’Oglio, in Val Camonica, costituisce un insostituibile patrimonio che ci aiuta a ricostruire i momenti della vita di tutti i giorni delle comunità che si insediarono nelle vallate alpine principalmente durante lo sviluppo dell’età del ferro, sino alla conquista romana. L’Italia centromeridionale è, in questo periodo, investita dalla cultura villanoviana, dal sito di Villanova di Castenaso dove, nel 1853, venne portata alla luce una necropoli di incinerati che i dati archeologici attribuiscono al IX-VIII secolo. Anche nel caso del Villanoviano, che si allunga per gran parte della penisola, le necropoli, con le loro caratteristiche urne biconiche riccamente decorate chiuse da una scodella in ceramica o più raramente da un elmo in bronzo, sono assai meglio conosciute degli abitati. Di questi ultimi, quello noto nei maggiori dettagli, è il villaggio, di Monterozzi di Tarquinia, con capanne rettangolari e ovali con pareti in argilla e il tetto sostenuto da pali in legno. È sui grandi centri villanoviani che si svilupperanno poi le città etrusche di epoca storica. [Paolo Biagi]