alchimia

Termine probabilmente derivante dall’arabo al-kimiya’, nome del reagente universale – in Occidente conosciuto come “pietra filosofale” – che si supponeva potesse determinare la trasmutazione dei vari metalli in oro e permettesse di ricavare “l’elisir di lunga vita”, in grado di porre rimedio a tutti i mali e di prolungare indefinitamente l’esistenza umana. Le prime opere alchimistiche pervenuteci sono composizioni in lingua greca risalenti al periodo compreso tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., falsamente attribuite a personaggi storici, quali Ermete Trismegisto, Democrito di Abdera, Cleopatra, Mosè e Maria l’Ebrea. In seguito alla conquista musulmana dell’area egiziana, avvenuta nel VII secolo, lo studio e la pratica dell’alchimia decaddero per un breve periodo, venendo poi progressivamente assimilati e rielaborati dai popoli arabi, che diedero un grande contributo alla sua diffusione. Il più noto autore di tale epoca fu Giabir ibn Hayyan (noto in Occidente come Geber), vissuto verosimilmente nell’VIII secolo, al quale vengono attribuiti scritti comprovanti il possesso di estese cognizioni chimiche. Diffusesi rapidamente in Occidente, le teorie alchimistiche furono coltivate, in epoca medievale, da numerosi filosofi e uomini di cultura, quali Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo, Ruggero Bacone e Basilio Valentino. In età moderna, il medico Paracelso (Einsiedeln 1493, † Salisburgo 1541), cercando di isolare i principi attivi contenuti negli elementi naturali allo scopo di ricavarne sostanze medicamentose, contribuì notevolmente al progresso delle conoscenze chimiche dell’epoca, avviando l’inarrestabile processo di trasformazione dell’alchimia nella iatrochimica, contenente in nuce le basi della futura chimica biologica e farmaceutica. Nei secoli XV e XVI studiosi come Libavio, Van Helmont, Glauber, Agricola, Biringucci, Leonardi e Rossetti moltiplicarono le pubblicazioni su tematiche alchimistiche e pervennero a importanti scoperte, che diedero significativi contributi alla chimica applicata alla pratica artigianale e industriale (soprattutto nell’arte farmaceutica, ceramica e vetraria). Gradualmente, nel corso del Seicento, lo sviluppo delle scienze naturali e i progressi conseguiti in campo chimico iniziarono a segnare il lento tramonto dell’alchimia, che continuò tuttavia a essere coltivata particolarmente dagli adepti della Rosacroce e da occultisti e illuminati appartenenti a varie società segrete, dediti allo studio della cabala e delle dottrine esoteriche.