Federico II

(Berlino 1712, † Potsdam 1786). Re di Prussia dal 1740 al 1786. Della dinastia degli Hohenzollern, figlio di Federico Guglielmo I e di Sofia Dorotea di Hannover, la sua figura e la sua attività di governo sono legate non solo alla diffusione dell’Illuminismo in Europa e alla pratica del dispotismo illuminato, ma anche al decisivo rafforzamento dello stato prussiano nella politica europea, grazie a iniziative militari aggressive e fortunate realizzate nella prima parte del suo regno. La sua formazione fu dominata dallo scontro violento con il padre Federico Guglielmo I, che culminò nel fallito tentativo di fuga del giovane principe e nella conseguente prigionia seguita a un clamoroso processo (1730). Vicino alla cultura deista francese, sensibile alle scienze e alle arti, scrisse in una sorta di collaborazione con Voltaire l’Antimachiavelli (1740), una confutazione del Principe. Contro la concezione attribuita a Machiavelli del potere come esercizio amorale della volontà di sopraffazione, Federico II vi espresse l’idea che il sovrano deve provvedere al bene del suo stato come a un dovere etico ineludibile. Questa vocazione letteraria e filosofica, sempre espressasi in lingua francese, fu perseguita da Federico II in un dialogo inquieto con i maggiori esponenti dell’Illuminismo francese che contribuì molto alla sua fama e al suo prestigio. All’indomani della sua ascesa alla guida della monarchia prussiana, la scomparsa dell’imperatore Carlo VI spinse Federico II ad attaccare l’Austria per strappare la Slesia alla giovane erede al trono d’Asburgo Maria Teresa (1740). Nel corso di una guerra vittoriosa (guerra di Successione austriaca), Federico II seguì solo l’interesse prussiano in spregio a trattati e convenzioni diplomatiche con nemici e alleati: grazie al trattato di Dresda (1745) Federico II ottenne l’Alta e la Bassa Slesia e la Frisia orientale in cambio del riconoscimento come imperatore di Francesco I, marito di Maria Teresa. In questa guerra Federico II dimostrò di possedere grandi doti di abilità politica e di capacità strategica congiunte a una assoluta spregiudicatezza nei confronti degli stati rivali. Tali caratteristiche emersero con ancor maggior evidenza nel corso della guerra dei Sette anni. Nel 1756 Federico II attaccò la Sassonia in una guerra preventiva che portò la Prussia sull’orlo del tracollo. Nel corso delle ostilità Francia, Russia, Austria chiusero la Prussia in una morsa approfittando del loro maggiore potenziale militare complessivo. Berlino fu occupata, Federico II meditò il suicidio come unica via di salvezza per il paese. Dopo le dure sconfitte del 1757 e 1758, tuttavia, la Prussia si risollevò grazie anche a una favorevole costellazione internazionale e ottenne la garanzia dello statu quo ante con la pace di Hubertusburg (1763). Affermato, pur a caro prezzo, il ruolo determinante della Prussia in Europa e negli equilibri politici tedeschi come antagonista principale della monarchia asburgica, Federico II continuò il rafforzamento militare e l’ampliamento territoriale dello stato con i mezzi della politica e della diplomazia. La prima spartizione della Polonia (1772) portò allo stato di Federico II la Prussia occidentale senza Danzica e Torun; la lega dei principi dell’impero (1785), guidata da Federico II, rafforzò la sua posizione in ambito tedesco. Alla fama di grande stratega e condottiero Federico II unì, già tra i suoi contemporanei, quella di sovrano illuminato. Se certo la sua attività di governo non deve essere idealizzata, Federico II avviò riforme significative. Affidò al cancelliere von Coccej la redazione di un nuovo codice di procedure (1747) e di un codice civile (1745-51); abolì la tortura; rafforzò e legittimò il ruolo autonomo della magistratura; applicò all’economia statale le dottrine cameralistiche; promosse con sovvenzioni manifatture e commerci, incoraggiò la messa a coltura di terre spopolate e paludose, sostenne la canalizzazione per favorire i traffici. Di grande risonanza europea fu la sua decisione di allentare il controllo della censura sulla stampa e l’editoria: la discussione filosofica e religiosa si sviluppò pertanto sotto Federico II con notevole libertà e Berlino divenne una delle capitali dell’Illuminismo tedesco. Per altri aspetti Federico II fece prevalere nella pratica di governo la preoccupazione per la potenza prussiana sulle valenze illuministe e filantropiche argomentate nell’Antimachiavelli. La forza numerica e tecnica dell’esercito rimase l’obiettivo finale della sua politica interna. Federico II rafforzò e rese più efficiente il sistema di reclutamento per cantoni, in virtù del quale poté mantenere un esercito nettamente sovradimensionato rispetto alle risorse del paese. Difese con convinzione il ruolo della nobiltà nello stato e nella società, sostenendone la base economica e le prospettive di carriera in quanto perno della monarchia. La sorte delle masse rurali non fu alleggerita da Federico II, che avviò sì misure saltuarie per modernizzare la produzione agricola e monetizzare le prestazioni obbligatorie di manodopera (corvées) sui terreni demaniali, ma si astenne dall’intervenire nella vita interna delle signorie nobiliari, dove anzi il controllo dei nobili sui contadini fu rafforzato a vari livelli. Il sistema fiscale, la cui efficienza era necessaria per mettere sempre maggiori risorse a disposizione dell’esercito, fu radicalmente ristrutturato nel 1766 con l’introduzione di una regia sul modello francese, cui fu affidata in appalto la gestione delle tasse sul consumo e che fu fonte di profondo malcontento nel paese (significativamente la regia fu abolita all’indomani della morte di Federico II). L’eredità più significativa dell’ispirazione illuminista di Federico II va comunque trovata nell’elaborazione di un codice generale per l’intera monarchia prussiana, avviato per volontà del re, ormai anziano, nel 1780. L’opera di codificazione fu conclusa con molte difficoltà solo nel 1794, quando peraltro a tale opera fu assegnata una validità solo sussidiaria rispetto ai vari diritti provinciali. Si trattò ciò nonostante di una realizzazione molto rilevante dell’assolutismo federiciano, con pochi paragoni nell’Europa settecentesca. [Edoardo Tortarolo]