Federico Guglielmo I

(Kölln, Berlino, 1688, † Potsdam 1740). Re di Prussia dal 1713 al 1740. Figlio del re Federico I, salì al trono in un periodo di seria crisi finanziaria e militare dello stato. Dotato di una solida formazione in campo amministrativo e militare e di un severo senso religioso di impronta pietista, attuò in pochi anni una vasta riforma finanziaria e amministrativa, allo scopo di rendere la Prussia finanziariamente autonoma dalle altre potenze europee. L’opera culminò con la creazione del direttorio generale per la finanza, la guerra e il demanio (1722) e di un ufficio degli interni e delle finanze (1723), un organo collegiale responsabile di fronte al re e suddiviso in dipartimenti e province. I nuovi organismi, sottoposti a rigido controllo e disciplina, dovevano assicurare la gestione della politica finanziaria per le esigenze militari, così come della politica economica generale al fine dell’aumento della produzione e del sostentamento della popolazione, non da ultimo per garantire la potenza dello stato. La politica economica di Federico Guglielmo ebbe così una netta impronta mercantilistica e fu segnata da un sistematico intervento dello stato in tutti i settori, dalla produzione al commercio, dalla prescrizione di pesi e misure alla regolazione di importazioni ed esportazioni. Anche il regime fiscale fu regolato nel senso di una (relativa) maggiore tassazione dei ceti rurali, dei contadini e della nobiltà (con non poche resistenze da parte di quest’ultima), rispetto alla borghesia urbana, percepita dal sovrano come classe emergente e motore dello sviluppo. L’ostilità di Federico Guglielmo nei confronti della nobiltà emerse anche nella sua decisa difesa del proprio potere autocratico dalle interferenze dell’aristocrazia, che riuscì peraltro a legare a sé grazie alla creazione di un ceto di ufficiali fedele alla corona. La riforma dell’esercito costituì l’altra grande realizzazione di Federico Guglielmo, che unì in questo campo la propria passione militare (fu soprannominato il “re sergente”) con le esigenze di potenza dello stato. Accanto a una nuova forma di reclutamento su base cantonale, a nuove disposizioni e regolamenti miranti a migliorare la disciplina tra i soldati e a rafforzare il senso di onore e lo spirito di corpo tra gli ufficiali, decisivo fu il raddoppio del numero degli effettivi, che passarono da 38.000 a 76.000: una cifra rilevante in rapporto al totale della popolazione. Nel campo della politica estera il re, poco incline alla mediazione e alla diplomazia, registrò minori successi; l’unica acquisizione territoriale fu quella della Pomerania svedese (1720), mentre andarono progressivamente peggiorando le relazioni della Prussia con l’Austria e l’Inghilterra.