federalismo

  1. Premessa e definizione
  2. Evoluzione del federalismo
1. Premessa e definizione

Il termine federalismo deriva dall’aggettivo francese fédéral, ma ha la sua radice etimologica nel vocabolo latino foedus (patto). Esso designa una serie di elaborazioni filosofico-politiche, istituzionali e sociali non riconducibili a una visione unitaria e necessita in genere di ulteriori qualificazioni (“europeo”, “istituzionale”, “integrale”, “socialista”, ecc.). Pur nella reciproca distinzione teorica, tuttavia, tali concezioni indicano tutte la tendenza alla creazione di unioni stabili tra singole entità sociali e statali, alle quali restano – dopo aver alienato parte della loro sovranità in favore della federazione/confederazione e aver rinunciato per essa alla personalità giuridica nell’ambito del diritto internazionale – un’ampia competenza sulle questioni interne dello stato e l’autonomia politica e amministrativa. Portata alle sue estreme conseguenze, la dottrina federalista rifiuta la divisione della collettività internazionale in stati assolutamente sovrani e mette viceversa in luce l’obiettivo della sua unificazione politica in una federazione mondiale. Secondo tale definizione, il federalismo non deve esser confuso con il “confederalismo”, nella misura in cui questo termine serve a definire una confederazione di stati, ovvero un’aggregazione parziale, temporanea (come sono le leghe, i patti diplomatico-militari), priva di effetti sulla sovranità dei partecipanti, che si uniscono per il conseguimento di uno scopo militare, economico o politico, raggiunto il quale in genere scompare (per esempio, le confederazioni delle città-stato dell’antica Grecia). Al contrario, il federalismo – nel suo versante giuridico-istituzionale relativo alla forma statale – presuppone e tende alla creazione di una federazione, ossia alla realizzazione di un patto unitario che dia luogo a una stabile unione statale, che può essere tanto uno stato federale (per esempio, quello tedesco), quanto una federazione di stati o di cantoni (come sono, per esempio, gli Stati Uniti d’America e la Svizzera, o come potrebbe essere la futura federazione europea).

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2. Evoluzione del federalismo

Il federalismo trae la sua origine da precedenti abbozzi di pensiero confederalista e rappresenta per così dire l’estensione e la radicalizzazione di talune sue premesse, che furono gradualmente sviluppate sulla base di esigenze pragmatiche e teoriche. Protofederalista può definirsi la dottrina elaborata dal tedesco Althusius nella Politica methodice digesta (1603), così come quella di Montesquieu nello Spirito delle leggi (1748) e di I. Kant nel saggio Sulla pace perpetua (1795). Cambiano in tali autori i valori di riferimento “federali” alla base delle loro concezioni: nel primo è il rispetto del principio di consociazione socio-istituzionale, posto a fondamento della politica; nel secondo è la libertà intrinseca a un modello costituzionale alternativo al dispotismo; nel terzo è la pace perpetua, che solo una repubblica federale può salvaguardare. Una svolta decisiva nel pensiero federalista si ebbe durante la rivoluzione americana, con l’elaborazione, nel segno del pragmatismo costituzionale, sviluppata da A. Hamilton, J. Jay e J. Madison nel Federalista (1787-88). Essi sostennero la trasformazione della confederazione delle ex colonie inglesi nella federazione risultante dall’appartenenza dei cittadini a due tipi e livelli di comunità statali: i singoli stati enucleatisi dalle colonie e lo stato federale. Quest’ultimo avrebbe ricevuto direttamente dai cittadini e non dagli stati le sue prerogative sovrane, di fronte alle quali si affievoliva la sovranità degli stati componenti. Il Federalista illustrò dunque il primo modello costituzionalmente compiuto di federazione. Un particolare significato del federalismo emerge dalle vicende della Rivoluzione francese e in particolare dal contrasto tra girondini e giacobini: i primi reclamavano, in funzione liberale, una struttura federale della Francia in luogo del regime accentrato voluto dai giacobini. In tal senso, il federalismo accentuava il suo orientamento autonomista e cantonalista all’interno di uno stato nazionale di tradizione fortemente unitaria e accentrata. Tale indirizzo, che preludeva alla teorizzazione della dimensione “infranazionale” o “interna” del federalismo, fu approfondito nell’Ottocento da Proudhon in Francia, da Frantz in Germania e da Cattaneo in Italia. Cattaneo fu il principale, anche se non l’unico, sostenitore del federalismo nel Risorgimento italiano. La tesi federalista in funzione del problema dell’unità italiana era avanzata, alla metà dell’Ottocento, dal movimento neoguelfo i cui esponenti furono Gioberti, C. Balbo e M. d’Azeglio, nonché dai protosocialisti risorgimentali G. Ferrari e C. Pisacane. Con Proudhon si ebbe il primo collegamento organico tra teoria federalista e socialismo. All’organizzazione federale dello stato avrebbe dovuto corrispondere una strutturazione libertaria nell’economia e nella società. Di qui ebbe inizio una corrente autonoma denominata anche federalismo “integrale”, sviluppato da G. Gurvitch, S. Trentin e, in collegamento con le suggestioni promananti dal cattolicesimo personalista di E. Mounier, da R. Aron, da A. Marc e A. Olivetti. Pur essendo Marx ed Engels contrari al federalismo, nel socialismo marxista della Seconda Internazionale vi fu una fioritura federalista con le opere di K. Renner e O. Bauer per ciò che concerneva l’articolazione dell’impero asburgico, e (anche col contributo di K. Kautsky ed E. Bernstein) la prospettiva dell’unità europea. Contro le direttive di Lenin, oppositore della formula “Stati Uniti d’Europa”, Trockij motivò sulla scorta delle esigenze oggettive dell’integrazione socioeconomica dei paesi europei il suo parere favorevole alla repubblica federale europea nella prospettiva della rivoluzione socialista. Il “federalismo europeo” legato alla tradizione anglosassone e rielaborato in Italia grazie all’opera di L. Einaudi e successivamente di A. Spinelli ed E. Rossi – anche sulla base della critica alla teoria rankiana della ragion di stato condotta da F. Meinecke e da L. Dehio – rappresenta una delle linee di sviluppo attuali della concezione federalista, incentrata sul progetto della costruzione della federazione europea, delineata come l’evento storico cruciale della nostra epoca e la prima affermazione del corso federalista della storia, culminante con la realizzazione della pace universale attraverso la federazione mondiale. L’indirizzo federalista interno, applicato all’articolazione futura dello stato italiano, ma non ancora ben precisato come proposta istituzionale, è stato rilanciato con forza negli anni Novanta del XX secolo da varie forze politiche presenti in parlamento. [Corrado Malandrino]

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