evoluzionismo

Insieme delle dottrine, che, ispirandosi all’opera di Darwin, ne estesero l’applicazione dal campo biologico alle altre scienze naturali, alla filosofia e alle discipline sociali, politiche e morali. Ebbe grande fortuna in particolare nella seconda metà dell’Ottocento, in primo luogo grazie all’opera di Spencer (1820-1903), che attribuì all’evoluzione, intesa come progresso dall’omogeneo all’eterogeneo e dal semplice al complesso, il carattere di legge generale dell’intera realtà. Le idee evoluzionistiche ebbero grande diffusione nella cultura angloamericana, dove la trasposizione ai fenomeni storico-sociali dei concetti biologici di selezione naturale e affermazione dei migliori nella lotta per la vita produsse il fenomeno del darwinismo sociale e alimentò alcune teorie razziste. In Germania l’evoluzionismo si inserì nella corrente materialistica, particolarmente diffusa nella seconda metà del XIX secolo, e pensatori come Ernst Heinrich Haeckel (1834-1919) sottolinearono la casualità del processo evolutivo e della presenza dell’uomo nel mondo, che non corrispondono a nessun disegno divino. Nello stesso periodo l’impostazione evoluzionistica si affermò anche nell’antropologia culturale, generando la convinzione che le società umane, come le specie biologiche, si trasformino nel tempo in direzione di una crescente complessità. Lewis Henry Morgan (1818-81), per esempio, teorizzò l’evoluzione della società in tre fasi: lo stato selvaggio, fondato sulle attività della caccia e della raccolta, la barbarie, caratterizzata dall’allevamento e da prime forme di coltivazione, e la civiltà, con l’introduzione dell’uso di macchine. Johann Jacob Bachofen (1815-87) sostenne la tesi del passaggio delle società umane dalla fase matriarcale, con la comunione dei beni e la promiscuità sessuale, a quella patriarcale, con la nascita della proprietà privata e della famiglia monogamica. L’evoluzionismo esercitò la propria influenza anche sul socialismo della Seconda Internazionale, confermando la fiducia nella modificabilità storica delle istituzioni e nella tendenza verso il progresso. Spesso, come nel caso del fabianesimo, il concetto di evoluzione fu opposto a quello di rivoluzione per sottolineare la necessaria gradualità di ogni cambiamento storico. A partire dalla fine del secolo l’evoluzionismo si coniugò con filosofie di stampo spiritualistico e antipositivistico, come quella di Henry Bergson. Anche il pensiero cristiano, inizialmente ostile all’evoluzionismo per la sua radicale distanza dal creazionismo, si avvicinò ad esso con filosofi quali Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), che vide nell’evoluzione naturale un disegno provvidenziale che dal regno della vita (biosfera) porta a quello dello spirito (noosfera) e, infine, a quello di Cristo (Cristosfera). Nel XX secolo l’evoluzionismo, nelle varie forme e applicazioni del neoevoluzionismo, ottenne un riconoscimento pressoché universale nel mondo culturale e scientifico.