evangelici

È un termine generico, utilizzato in diversi ambiti linguistici per designare realtà diverse in seno al protestantesimo storico. In Lutero e in generale nella Riforma protestante non designa una chiesa o confessione particolare ma ciò che è conforme all’evangelo cristiano, cioè al messaggio della grazia di Dio immeritata e incondizionata. Riferito a una chiesa compare in un documento ufficiale per la prima volta nella “Formula di concordia” (1577), dove chiesa evangelica significa “riformata secondo l’evangelo” e designa in concreto la chiesa luterana. Da allora fino a oggi è abituale l’abbinamento “evangelico-luterano”. Nel trattato di Vestfalia (1648) il termine comprese anche, oltre ai luterani, i riformati o calvinisti. Nel mondo religioso anglosassone, “evangelico” qualificò i vari “risvegli” (revival, awakening) succedutisi nel XVII e XVIII secolo, cominciando con quello metodista. Nell’Otto-Novecento il termine ha sovente designato movimenti o chiese che, pur nascendo nell’alveo del protestantesimo, preferivano richiamarsi direttamente all’evangelo piuttosto che alla Riforma. Talvolta il termine connota anche gruppi cristiani conservatori di orientamento fondamentalista, in polemica con il “liberalismo” (come viene definito) penetrato nelle grandi chiese. Questi gruppi, recentemente in forte espansione, sono di solito chiamati “evangelicali”. Nell’area del protestantesimo latino (Europa meridionale, America Latina) “evangelico” è sinonimo di protestante. Anche nel linguaggio ecumenico il termine caratterizza confessionalmente l’insieme del cristianesimo nato dalla Riforma del XVI secolo.