epicureismo

Corrente filosofica del mondo antico, fondata da Epicuro (341-270 a.C.) e diffusa dalla sua scuola. Ebbe origine a Mitilene alla fine del IV secolo a.C., diffondendosi nel mondo greco e romano, dove esercitò una grande influenza fino al II secolo d.C. Importanti seguaci di Epicuro furono Polistrato, Zenone di Sidone, Filodemo di Gadara, Metrodoro di Lampsaco. A Roma l’epicureismo trovò un suo diffusore in Lucrezio. Il fondamento della dottrina fu la concezione atomistica e perciò materialistica della realtà, con la conseguente negazione del divino. In campo politico, l’epicureismo respinse l’idea che l’ordine politico e civile poggi su regole derivanti dalla religione e che perciò l’autorità possa avere una legittimazione in termini di sacralità. L’epicureismo esaltava quale fine proprio della condotta umana il piacere, da intendersi come difesa dal dolore in vista dell’acquisizione di una condizione di distaccata superiorità e libertà intellettuale ed etica di fronte alle vicende del mondo (atarassia), e non già come cedimento alle lusinghe dei piaceri materiali. Le virtù morali dell’onestà, della prudenza e della giustizia erano considerate beni importanti per i rapporti reciproci. La cultura ufficiale romana, di cui Cicerone fu un tipico rappresentante, guardò con avversione all’epicureismo, accusato di costituire una forma di edonismo antisociale e antipolitico. Anche Plutarco fu un nemico dell’epicureismo. Il cristianesimo combatté l’epicureismo in quanto forma di ateismo amorale e antireligioso.