Enrico VIII Tudor

(Greenwich 1491, † Westminster 1547). Re d’Inghilterra dal 1509 al 1547. Figlio di Enrico VII e di Elisabetta di York, divenne principe di Galles ed erede al trono nel 1503, dopo la morte del fratello maggiore Arturo. Fornito di istruzione umanistica e teologica, dotato di una personalità dirompente, Enrico VIII si colloca nel punto cruciale della storia inglese nel passaggio dal medioevo alla modernità. Fu l’autore dello scisma anglicano (anglicanesimo) e più in generale, nonostante le insoddisfacenti realizzazioni pratiche, l’assertore di un’autonoma presenza inglese tra le maggiori potenze europee. Benché formalmente tenesse alle procedure costituzionali e lasciasse spazio sul piano politico-amministrativo ai suoi cancellieri – i più importanti dei quali furono Thomas Wolsey e Thomas More – il suo potere fu pressoché assoluto e col tempo assunse tratti tirannici. Consigliato dal cardinale Wolsey, esordì nelle questioni della politica e della religione alleandosi col suocero Ferdinando il Cattolico di Spagna – Enrico aveva infatti dapprima sposato la vedova del fratello Arturo, Caterina d’Aragona, da cui ebbe come primogenita la futura Maria I – nella guerra contro la Francia (1512-14). Qualche anno più tardi redasse un opuscolo contro Lutero intitolato Assertio septem sacramentorum adversus Martinum Lutherum (1521), che gli valse il titolo di defensor fidei da parte di papa Leone X. Lo scisma anglicano non fu perciò un fatto premeditato né facilmente deciso. Storicamente esso ebbe origine dal rifiuto del papa Clemente VII di assentire alla richiesta di Enrico, avanzata nel 1527, di annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona, incapace di dargli un erede maschio. Conscio della gravità canonica del problema, il re d’Inghilterra fece consultare le maggiori scuole teologiche europee allo scopo di supportare giuridicamente la sua domanda. La separazione dalla chiesa cattolica e l’istituzione di una chiesa anglicana sotto il controllo regale – seguite alla scomunica papale del 1533 e sancite dall’Atto di Supremazia del 1534 – furono perciò la conseguenza di un processo lungo almeno sei anni in cui la ragion di stato inglese si contrappose a quella spagnola, imperiale e papale. In tale vicenda si consumarono i destini di Wolsey, More e di tutti coloro che non condivisero le direttive della corona, mentre viceversa furono innalzati al potere (fino alla loro caduta in disgrazia) coloro che, come Thomas Cranmer e Thomas Cromwell, la giustificarono e difesero. Col ripudio di Caterina e il matrimonio con Anna Bolena nel 1533 (da cui nacque la futura Elisabetta I) iniziò il vorticoso intreccio di amori privati e questioni di stato che consentì a Enrico di far condannare e giustiziare la stessa Bolena (1536) e poi di sposare di seguito Jane Seymour (morta dando alla luce Edoardo VI), Anna di Clèves (sposata e ripudiata nel 1540), Catherine Howard (giustiziata nel 1542) e Catherine Parr, che gli sopravvisse. Grazie all’opera di ministri competenti, le condizioni generali del regno conobbero importanti miglioramenti, indotti soprattutto da una profonda opera di razionalizzazione amministrativa e, con Cranmer e Cromwell, dall’apertura verso gli altri stati protestanti. La dispendiosa politica estera del sovrano, tuttavia, indebolì il paese dal punto di vista finanziario. Enrico si destreggiò tra la politica dell’equilibrio tra l’imperatore Carlo V e la Francia e lo schieramento antifrancese. Contro il secolare nemico francese condusse ripetute guerre (nel 1522-25 e poi 1543-46), che però non gli procurarono, con l’eccezione di Boulogne, alcun acquisto significativo. Nel 1541 si proclamò re d’Irlanda. Tentò inoltre d’espandersi ai danni del vicino scozzese: se nel 1542 riuscì a sconfiggere a Solway Moss Giacomo V, obbligandolo al giuramento feudale, non poté tuttavia realizzare l’unione con la Scozia, che rimase indipendente. Negli ultimi anni Enrico VIII, precocemente malato, regnò ricorrendo sovente al terrore. Dopo la pubblicazione dei Sei Articoli (1539), che stabilivano l’integrità del dogma cattolico, Enrico mantenne in ogni caso la chiesa anglicana equidistante tanto dal cattolicesimo papista quanto dal protestantesimo calvinista.