efori

Magistrati spartani e di altre città doriche (Tera, Cirene, Eraclea). Derivano il proprio nome dall’originaria funzione di “sovrintendenti” o “ispettori”. Per il controllo che esercitavano sui sovrani furono talora considerati l’elemento “democratico” della costituzione di tipo spartano, valutazione oggi superata. A Sparta vi era un collegio di cinque efori – il loro numero è probabilmente da mettere in rapporto con quello delle tribù locali – che venivano eletti ogni anno dall’apella ; il più anziano presiedeva il collegio e dava il proprio nome all’anno (eforo eponimo). Controverso è il problema della loro origine. Secondo alcuni sarebbero stati istituiti da Licurgo, per altri da Teopompo. Per altri ancora sarebbero stati inizialmente un collegio di sacerdoti che avrebbe poi esteso le sue competenze in campo civile, oppure avrebbero derivato la loro funzione da quella dell’arbitro nella Grecia più antica. A Sparta gli efori erano già presenti nella prima metà dell’VIII secolo a.C., e da allora videro crescere enormemente il proprio potere, fino a divenire i magistrati più potenti. Inizialmente avevano compiti giudiziari in materia civile e penale (esclusi però i reati di sangue, di competenza della gherusia), funzioni di polizia e di controllo sull’operato di tutti i cittadini, compresi i sovrani. Nel V secolo assunsero ulteriori poteri: da quello di convocare e presiedere l’apella a quello di sottoporre progetti di legge e proposte alla gherusia; dalla conduzione in prima persona della politica estera alla mobilitazione dell’esercito e al controllo delle finanze. Considerati negativamente da Aristotele per le loro prerogative giudicate eccessive e “tiranniche”, gli efori erano in effetti i detentori del potere esecutivo e, in parte, di quello giudiziario, oltre che i garanti della disciplina. Se i loro rapporti con l’apella pare si siano mantenuti sostanzialmente buoni, sempre più forte si fece la loro posizione nei confronti dei sovrani: di qui i conflitti talora violenti fra queste due istituzioni, come al tempo di Agide IV e di Cleomene III. Soppresso da quest’ultimo tra il 227 e il 222 a. C, l’eforato sopravvisse comunque fino all’epoca romana.