Ebla

Antica città della Siria settentrionale, fiorita intorno alla metà del III millennio a.C. Insieme a Mari e ad Assur costituì l’esempio più rilevante della seconda urbanizzazione (dopo quella di Uruk) dell’area mesopotamica e siriana. I dati di cui disponiamo oggi sulla struttura sociopolitica e sulla cultura che la caratterizzarono fanno riferimento soprattutto ai ritrovamenti legati al palazzo reale e alle oltre ventimila tavolette del suo archivio risalenti al 2400-2300 a.C. Abitata da elementi semiti, la città fu il centro di un regno relativamente esteso e popolato. Maturò un sistema politico meno rigido rispetto a quello tipicamente mesopotamico. Il sovrano (definito en) veniva affiancato, nell’esercizio del potere, da un capo dell’amministrazione (che era il massimo responsabile del commercio e delle finanze), oltre che dalla regina (alla quale spettava soprattutto la cura del cerimoniale) e dagli “anziani” (una sorta di governatori posti a capo dei distretti amministrativi). Sottoposta a questa ristretta cerchia con funzioni direttive vi era poi la popolazione attiva, formata da funzionari statali, mercanti, artigiani, contadini e lavoratori manuali. L’economia era basata in parte sull’agricoltura (cerealicoltura, coltivazione della vite, dell’ulivo e di alberi da frutta) e sull’allevamento ovino, ma soprattutto sui traffici mercantili. Ebla era al centro di una rete commerciale assai articolata diretta verso l’alta Mesopotamia, la Siria, la Palestina e l’Egitto. Il settore commerciale, che era in mano al sovrano e alla cerchia dei suoi più stretti collaboratori, si caratterizzava per l’importazione di materie prime (soprattutto metalli e pietre preziose) e l’esportazione di prodotti finiti (in particolare tessuti e ceramica). Sul piano artistico Ebla espresse una cultura raffinata in campo architettonico e scultoreo (come risulta soprattutto dalla struttura e dai ritrovamenti del palazzo reale), in cui gli apporti sumerici vennero rielaborati originalmente. Anche la scrittura subì l’influsso sumerico (evidente nella ripresa degli ideogrammi), mentre la lingua (chiamata appunto “eblaita”) era un idioma semitico tipico della zona siriana. Più immune da apporti esterni fu invece la sfera della religione. Città mercantile, Ebla ebbe continui rapporti, ora pacifici ora di conflittualità, con il principale polo dell’alta Mesopotamia, Mari, fino alla distruzione di quest’ultima da parte degli accadi guidati da Sargon. Poco dopo, nel XXIII secolo a.C., anche Ebla fu schiacciata dall’espansionismo accadico durante il regno di Naram-sin.