dichiarazione dei diritti

A partire dal Bill of Rights inglese del 1689 e più in generale nel contesto della diffusione del giusnaturalismo, si indica con “dichiarazione dei diritti” l’elenco (mutevole) delle prerogative riconosciute come essenziali al buono e giusto funzionamento della società e dello stato in quanto legate a caratteristiche essenziali e universali degli esseri umani. Il citato Bill of Rights, imposto dal parlamento inglese al nuovo re Guglielmo III di Orange, si concentrava sul diritto del parlamento a radunarsi liberamente, a votare le imposte, a sorvegliare l’esecuzione delle leggi e sul diritto dei cittadini a votare i loro rappresentanti e a essere giudicati dai loro pari. Le dichiarazioni dei diritti premesse ad alcune costituzioni americane e la stessa Dichiarazione d’indipendenza americana del 1776 definivano come diritti inalienabili il diritto alla vita, alla libertà, alla felicità, alla libertà di religione e di stampa. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, premessa alla costituzione francese del 1791, composta da un preambolo e da 17 articoli, sintetizzò l’intera discussione dell’Illuminismo su questo tema. La dichiarazione considerava tra l’altro diritti innati di tutti gli uomini la libertà, l’uguaglianza di fronte alla legge, la proprietà privata, la sicurezza e la resistenza all’oppressione, la libertà di opinione in tutte le sue forme. La Dichiarazione dei diritti premessa alla costituzione francese del 1793 sottolineava l’uguaglianza e il diritto all’insurrezione; quella del 1795 segnava un ritorno ai principi espressi nel 1791. Dopo la seconda guerra mondiale (1939-45) l’esigenza di fissare pubblicamente quali fossero i diritti inviolabili degli uomini si è imposta nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale come una condizione per la ricerca della convivenza pacifica. Nel dicembre del 1948 l’assemblea generale dell’ONU ha votato una Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che è stata sottoscritta solo da una parte degli stati membri.