destra, sinistra, centro

Sono i tre punti o segni di riferimento convenzionali e di orientamento (ancorché sottoposti a critica, specie i primi due) dello “spazio politico” nei sistemi politici contemporanei. La diade antitetica “destra-sinistra” ebbe origine storica nella concreta disposizione topografica dei deputati dell’Assemblea nazionale francese del 1790, allorché nell’emiciclo i rappresentanti “neri” – ossia gli aristocratici, i difensori dell’antico regime e dei privilegi, i monarchici “anglomani” (ispirati dal modello inglese), tutti ormai contrari allo sviluppo della rivoluzione – sedevano alla destra del presidente, mentre gli esponenti moderatamente rivoluzionari stavano a sinistra e i giacobini e i radicali all’estrema sinistra. Il centro non vi era connotato positivamente dal punto di vista politico, essendo piuttosto indicato come “palude”, ossia qualcosa di indistinto e di volta in volta oscillante e trascinabile da una parte o dall’altra. Il simbolismo derivante dall’esperienza della Rivoluzione francese – la destra come portavoce della conservazione, della reazione, del privilegio e dell’autoritarismo; la sinistra come alfiere dell’innovazione, del progresso, delle riforme e della rivoluzione – passò via via nelle diverse culture europee, dalla Germania, all’Inghilterra, all’Italia, confermandosi elemento fondamentale del lessico politico-istituzionale occidentale degli ultimi due secoli. Rispetto alla coppia dicotomica “destra-sinistra”, il centro – sia che lo si concepisca come semplice elemento intermedio collocato tra i due estremi, sia che gli si attribuisca un’autonomia propositiva basata su valori di mediazione e moderazione degli opposti – ha sofferto di un’evidente carenza di forza attrattiva e simbolica. Nella seconda metà del Novecento, tuttavia, nel quadro di persistenti e irrisolvibili contrapposizioni ideologiche, politiche e strategiche (democrazia-totalitarismo, capitalismo-comunismo, ecc.), il centro si è rivelato spesso come il luogo politico decisivo per condizionare e determinare le politiche nazionali.