Deng Xiaoping

(provincia dello Sichuan 1904, † Pechino 1997). Rivoluzionario e uomo politico cinese. Formatosi in Francia e in URSS e poi nel movimento nazional-rivoluzionario di Sun Yat-sen, passò alla lotta armata rurale nel 1927. Verso il 1930-31 fu vittima di manovre e accuse da parte dei dirigenti sostenuti dall’Internazionale e da allora – nella Lunga Marcia e nella resistenza al Giappone – sostenne la necessità di una linea autonoma dei comunisti cinesi. Nella lotta contro il Guomindang l’azione sua e di Liu Bochen decise le sorti della Cina centrale. Dopo il 1949 ebbe soprattutto incarichi di partito e nel 1956 assunse la direzione di un nuovo segretariato, che di fatto limitava il potere della presidenza di Mao Zedong. Dopo aver difeso le posizioni cinesi contro quelle sovietiche alla conferenza dei partiti comunisti nel 1960, dal 1962 si contrappose alla linea sociale di Mao rifiutando estremismo ed egualitarismo. Per questo e per essersi identificato con l’apparato del partito, durante la rivoluzione culturale fu vittima di attacchi violenti, insieme con Liu Shaoqi, e costretto a vivere lontano da Pechino. Nel 1973 fu riportato al vertice del potere, ma ne venne nuovamente allontanato nel 1976 per iniziativa della sinistra del partito. Dopo la morte di Mao venne riabilitato nel 1977 e, mobilitando il consenso degli intellettuali e dei funzionari, riuscì a prendere il controllo del partito alla fine del 1978. Subito si impegnò nel processo di privatizzazione dell’agricoltura, volendo “consentire ad alcuni cinesi di divenire ricchi prima degli altri” e favorì l’introduzione del mercato nella società industriale e urbana: la sua linea consentì un rapido aumento del reddito dei cinesi, pur accentuando la differenziazione sociale e regionale e lasciando spazio a fenomeni socialmente negativi e a speculazioni che hanno coinvolto la sua stessa famiglia. Favorevole alla creazione di una società civile mobile e prospera, non mise mai in discussione il monopolio del potere del Partito comunista e la sua autorità in materia ideologica e culturale: il suo sostegno alla repressione del movimento di piazza Tienanmen del 1989 fu quindi naturale e totale, motivato con il timore che il “disordine” potesse nuocere alla prosperità e alla stabilità del paese. Privo di incarichi formali nel partito e nel governo a partire dalla fine del 1989, malato di Parkinson, Deng mantenne fino alla sua morte un potere decisivo ai vertici delle gerarchie politiche cinesi.