darwinismo sociale

È l’applicazione dei principali concetti della teoria evoluzionistica di Darwin all’interpretazione dei fenomeni sociali. Si diffuse nella seconda metà dell’Ottocento in Europa e negli Stati Uniti, influenzando dottrine progressiste e conservatrici. La prima sistematica applicazione del pensiero di Darwin in campo sociale si ebbe con Herbert Spencer (1820-1903), secondo il quale vi sarebbero profonde analogie tra il mondo naturale e la società umana, entrambe caratterizzate dal principio dell’adattamento all’ambiente e dalla legge della selezione naturale, che divide gli individui in vincenti e sconfitti. Spencer era contrario a ogni forma di riformismo sociale che tutelasse i più deboli, conservando artificialmente coloro che non sono in grado di sopravvivere con i propri mezzi. E fu ostile a ogni intervento dello stato nella vita economica e sociale, che ne avrebbe alterato le dinamiche naturali. Le idee di Spencer furono accolte soprattutto negli ambienti conservatori inglesi e americani, come un sostegno teorico del laissez-faire e della legittimazione delle disparità sociali (così, ad esempio, dal sociologo statunitense William Graham Sumner). Le stesse idee si propagarono anche nell’Europa continentale, dove il polacco Ludwig Gumplowicz sostenne che ogni stato e ogni istituzione traggono origine dal conflitto tra le razze e che la vittoria spetta sempre a quelle più idonee. Ci furono però anche letture diverse del pensiero di Darwin, che posero l’accento sulla differenza nei meccanismi di selezione tra il mondo umano e quello naturale. Thomas Henry Huxley (1825-95), nell’opera Evoluzione ed etica, afferma che il progresso sociale sostituisce il processo naturale con quello etico e il sociologo americano Lester Frank Ward nota che la selezione artificiale, al contrario di quella naturale, si fonda sulla protezione e non sull’eliminazione dei più deboli. Il darwinismo è stato talvolta utilizzato per giustificare il razzismo a cavallo tra i due secoli. Houston Stewart Chamberlain, esaltatore del primato della razza germanica, si rifece a Darwin (che non era razzista) rilevando che l’integrità della razza è una condizione essenziale del progresso. Tra le correnti progressiste si richiamò a Darwin il fabianesimo, che riprese la teoria delle piccole variazioni per affermare la necessità del gradualismo nelle trasformazioni politiche e sociali e per opporre al marxismo rivoluzionario un socialismo di tipo evoluzionistico. Anche nel dibattito interno alla Seconda Internazionale si fece sentire l’influenza del socialismo evoluzionistico. Nel pensiero anarchico Pëtr Alekseevic Kropotkin, nell’opera Il mutuo soccorso, fattore dell’evoluzione (1902), ricordò come Darwin avesse sottolineato il ruolo dell’istinto di cooperazione e del reciproco aiuto e l’importanza della morale nel processo evolutivo della specie umana.